Dopo mesi di proteste, promesse e attese snervanti, arriva l’annuncio tanto atteso: a breve gli agricoltori sardi riceveranno i pagamenti arretrati. L’assessore all’Agricoltura, Gian Franco Satta, ha incontrato a Roma Fabio Vitale, direttore dell’AGEA, e insieme hanno concordato l’utilizzo di nuove tecnologie per velocizzare le procedure. Una notizia che dovrebbe portare sollievo, ma che in realtà lascia aperte più domande di quante risposte fornisca.
Perché ci sono voluti mesi di battaglie, urla e proteste da parte del Centro Studi Agricoli e di altre associazioni di categoria per arrivare a un impegno che, sulla carta, sembrava ovvio? La Sardegna, un tempo tra le terre frumentarie più fertili del Mediterraneo, oggi arranca sotto il peso della burocrazia e dell’indifferenza.
Gli agricoltori, veri custodi del territorio, sono stati trasformati in numeri, ridotti a chiedere ciò che spetta loro come elemosina.
L’incontro tra Satta e Vitale è stato descritto come "positivo" e "cordiale", ma non basta un sorriso a risolvere anni di abbandono del settore agricolo. Si parla di tecnologia, di armonizzazione con le direttive europee, di velocizzazione dei processi. Parole che suonano bene nei comunicati stampa, ma che non cancellano i ritardi, né le difficoltà quotidiane degli agricoltori e allevatori sardi.
La gestione degli aiuti è affidata ad Argea, che ora deve garantire che le promesse diventino realtà. Ma il vero problema non è solo la lentezza dei pagamenti. È un sistema che continua a trattare l’agricoltura come un settore marginale, nonostante la sua importanza per l’identità e l’economia dell’Isola.
Gli agricoltori sono abituati a resistere, ma resistere non basta più. Serve una strategia, una visione che restituisca dignità a chi lavora la terra e alleva il bestiame.
L’annuncio dei pagamenti è un passo avanti, ma non è una risposta alle vere esigenze del settore. La Sardegna merita di più di una politica che reagisce solo sotto la pressione delle proteste. Merita un piano serio, ambizioso, che riporti l’agricoltura al centro del discorso economico e sociale. Continuare a ignorare il problema significa condannare l’Isola a un declino che non si fermerà con un semplice pagamento arretrato.
Gli agricoltori sardi hanno bisogno di azione concreta, non di ulteriori promesse. È tempo di dimostrare che la politica non si piega alla burocrazia europea né si limita a gestire l’esistente, ma ha il coraggio di immaginare e costruire un futuro migliore.
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