Confprofessioni, Natali e Meloni: l’equo compenso va garantito anche negli appalti pubblici

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Natali (Confprofessioni): «Derogare la legge Meloni significherebbe tornare indietro e privare i professionisti di una giusta remunerazione»

  Roma, 20 dicembre 2024. – «Prendiamo atto del parere espresso dalla Commissione Ambiente del Senato, che di fatto boccia un’applicazione dell’equo compenso “a due velocità” (incarichi sottoposti a gara e incarichi diretti)», dichiara il Presidente di Confprofessioni, Marco Natali, commentando gli ultimi sviluppi sul D.lgs. Correttivo del Codice appalti. «Al tempo stesso, ribadiamo con forza che la legge Meloni sull’equo compenso è nata proprio per garantire la giusta remunerazione delle prestazioni professionali nei rapporti con la Pubblica Amministrazione». Secondo Natali, la questione non lascia spazio a interpretazioni ambigue: «Non possono esserci dubbi sull’applicazione del principio dell’equo compenso nei pubblici appalti, sia sul piano giuridico formale sia su quello sostanziale.

  La legge Meloni ne prevede espressamente la piena applicabilità alle pubbliche amministrazioni. Introdurre criteri di deroga specifici per gli appalti pubblici equivarrebbe a indebolire un principio di equità che è stato finalmente sancito dal legislatore, rischiando di tornare a un’epoca in cui ai professionisti non venivano riconosciuti compensi adeguati». Il Presidente di Confprofessioni conclude ribadendo la natura inclusiva dell’equo compenso: «La disciplina non è un ritorno alle vecchie tariffe minime abrogate, né rappresenta un ostacolo all’accesso al mercato. Si tratta piuttosto di una garanzia fondamentale di corrispondenza tra la qualità della prestazione offerta e il corrispettivo in situazioni in cui il committente – in questo caso la Pubblica Amministrazione – si trovi in una posizione di maggiore forza contrattuale».