La Sardegna si trova al centro di una crisi demografica che non lascia spazio a interpretazioni: con un tasso di natalità di appena 0,95 figli per donna, l'Isola si avvicina pericolosamente al punto di non ritorno. I numeri del Rapporto Osservasalute 2024 dipingono un quadro che non ha bisogno di giri di parole: le famiglie non si formano, i figli non nascono, e il tempo corre inesorabile.
A fare da contraltare c’è l’aumento della popolazione anziana: il 13,3% dei sardi è ormai vicino alla pensione. Non si tratta solo di statistiche. È il ritratto di una Sardegna che rischia di perdere la propria vitalità sociale ed economica, un’Isola in cui il futuro sembra congelato. L’età media delle madri al primo parto, 32,9 anni, racconta l’incertezza e la precarietà che dominano le scelte delle giovani coppie.
Le cause sono ben note: salari bassi, precarietà lavorativa, carenza di servizi per l’infanzia e un sistema che non riesce a sostenere le famiglie. Le zone interne si spopolano, ma non solo. Anche le città non sono più attrattive per chi dovrebbe costruire il futuro: i giovani lasciano l’Isola per cercare opportunità altrove, portando con sé le speranze di rinascita.
La Sardegna, con il suo tasso di natalità tra i più bassi d’Europa, è la punta dell’iceberg di un problema che coinvolge tutta l’Italia. Ma qui, più che altrove, l’assenza di una visione politica incisiva pesa come un macigno. Incentivi insufficienti, servizi carenti e una burocrazia lenta fanno da cornice a un declino che sembra inarrestabile.
Eppure, non tutto è perduto. Serve coraggio, quello vero, per affrontare la questione con misure concrete: incentivi economici, sostegno reale alle famiglie e una rete di servizi all’altezza. La Sardegna non può permettersi di restare indietro, né di lasciare che il tempo consumi le sue energie migliori. Perché ogni culla vuota non è solo un numero in meno, è un pezzo di futuro che se ne va.
![]()