Alghero, imprenditore sequestrato e minacciato con una pistola: arrestato 32enne, giovedì tocca al complice 16enne

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  Ad Alghero, quando la notte cala, la criminalità locale si sveglia con le idee peggiori. Questa volta la vittima è un imprenditore, sequestrato, malmenato e costretto a pagare per riavere la libertà. Sembra il copione di un film di serie B, ma è accaduto davvero, con una brutalità che lascia interdetti e con un esecutore invecchiato male a trentadue anni e un complice con appena sedici primavere alle spalle. Il protagonista di questa triste vicenda è Dimitri Iacono, arrestato sabato dalla Squadra Mobile di Sassari. Stamattina ha avuto il privilegio di presentarsi davanti al gip Giuseppe Grotteria per l’interrogatorio di garanzia, mentre il minorenne, la mente fresca di questo capolavoro delinquenziale, se la vedrà con la giustizia giovedì. Anche se, va detto, difficilmente gli riuscirà di spiegare cosa ci facesse in compagnia di uno che, pur non essendo un genio del crimine, sa come trasformare una pistola in uno strumento di persuasione. La dinamica è tanto semplice quanto feroce. 

  La settimana scorsa, i due si avvicinano all'imprenditore con una pistola – che oggi è l'accessorio più diffuso dopo le scarpe da ginnastica – e lo costringono a salire sulla sua BMW. Si dirigono verso la strada per Bosa, lontano da occhi indiscreti, e qui il 32enne decide che le chiacchiere sono finite. Non solo lo minacciano di morte, ma lo colpiscono con il calcio della pistola, per far capire che lo scherzo è finito. Per rendere il tutto più convincente, esplodono anche un colpo: il vetro della BMW va in frantumi, insieme alla calma dell'uomo che, terrorizzato, si piega alle richieste. “Vogliamo 50mila euro. Punto.” Questa è stata la cifra che i due geni hanno ritenuto adeguata per il disturbo. Ma siccome le casse del povero imprenditore non erano fornite come quelle di una banca, ha dovuto accontentarli con 10mila euro recuperati in fretta da casa sua. La scena si chiude con una promessa non proprio rassicurante: “Trova il resto, altrimenti torniamo.” Non esattamente il modo migliore per chiudere un affare, ma tant’è. A mettere fine alla brillante impresa ci ha pensato la Squadra Mobile di Sassari, guidata da Michele Mecca, che nel giro di poche ore ha individuato e ammanettato i due malviventi. Iacono è finito dritto davanti al giudice con accuse pesantissime: sequestro di persona, estorsione aggravata e porto illegale di armi. Quanto al sedicenne, la sua giovane età non fa che aggravare la situazione, perché siamo di fronte a un fenomeno che lascia sgomenti: ragazzini che invece di passare il tempo a giocare ai videogiochi si ritrovano con pistole vere e minacce da gangster di quart’ordine.

  Restano due certezze. La prima è che l'imprenditore, per quanto ferito e terrorizzato, se l’è cavata con la pelle salva. La seconda è che, nella sgangherata recita del crimine locale, certi personaggi preferiscono le scorciatoie violente a un lavoro vero. È un male antico, aggravato dal nulla che riempie le teste e la vita di chi non ha altri obiettivi se non la sopravvivenza in una realtà parallela, dove i soldi si estorcono, le pistole si sventolano e il carcere è una possibilità remota fino a quando non ti ritrovi di fronte a un giudice con l’aria stanca. Ad Alghero, come altrove, il crimine piccolo e rabbioso continua a muoversi nell’ombra. Ma stavolta, per fortuna, la luce della giustizia ha fatto in tempo ad arrivare prima che la promessa di quei 50mila euro diventasse un altro numero da aggiungere alle statistiche.