San Sperate, condanna milionaria per l’esproprio dei terreni di Santa Suja

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  Il Tribunale Ordinario di Cagliari ha emesso una sentenza che condanna il Comune di San Sperate al pagamento di oltre 5 milioni di euro a favore dei proprietari dei terreni espropriati negli anni Ottanta per la realizzazione del Centro Sportivo di Santa Suja. A questa cifra si aggiungono oltre 64.000 euro di spese legali, oltre agli accessori di legge e ai costi per la consulenza tecnica d’ufficio. La vicenda ha origine negli anni Ottanta, quando il Comune espropriò circa 40.000 metri quadri di terreni agricoli, con ulteriori acquisizioni nel 1990, per realizzare il progetto sportivo. Tuttavia, il TAR Sardegna annullò tutti gli atti del procedimento espropriativo, dichiarandone l’illegittimità fin dall’inizio. Il Tribunale ha stabilito il risarcimento basandosi sul valore venale dei terreni agricoli, considerando la destinazione urbanistica vigente al momento della trasformazione.

  Nonostante la condanna, l’amministrazione comunale ha espresso insoddisfazione per le conclusioni del Tribunale, definendo sproporzionate le somme stabilite e annunciando il ricorso in appello. «Non condividiamo le conclusioni, soprattutto in merito alla valutazione economica del danno e alle considerazioni sulle nostre osservazioni al CTU. Riteniamo sproporzionate le somme stabilite e ribadiamo che la perizia non rappresenta per noi una proposta transattiva accettabile», ha dichiarato l’amministrazione, che si è detta pronta a valutare eventuali soluzioni conciliative basate su criteri realistici. Guidato dal sindaco Fabrizio Madeddu, il Comune potrebbe trovarsi a fronteggiare le spese di un contenzioso iniziato decenni fa. Nonostante la gravità della situazione, il Comune mantiene un atteggiamento positivo: «La cifra da versare è notevole, ma l’ente è virtuoso e, con sacrificio e rinunce, può venirne fuori.

  È anche facile immaginare cosa sarebbe accaduto se il valore dei terreni fosse stato calcolato come area edificabile: ci troveremmo di fronte a un debito probabilmente triplicato, con il rischio di mandare l’ente in fallimento.» La sentenza rappresenta un duro colpo per le finanze comunali e solleva interrogativi sulla gestione delle procedure espropriative del passato. Un caso che sottolinea l’importanza di un’amministrazione attenta e oculata per evitare pesanti conseguenze economiche.