San Nicola fu uno dei più illustri santi che fiorirono nella Chiesa orientale nel secolo IV.
San Nicola nacque intorno al 260 d.C. a Patara, importante città della Licia, la penisola dell’Asia Minore (attuale Turchia) quasi dirimpetto all’isola di Rodi. Oggi tutta la regione rientra nella vasta provincia di Antalya, la quale comprende, oltre la Licia, anche l’antica Pisidia e Panfilia.
Intorno all’anno 300 dopo Cristo, anche se il cristianesimo non era stato legalizzato nell’Impero e non esistevano templi cristiani, le comunità che si richiamavano all’insegnamento evangelico erano già notevolmente organizzate.
del miracoloso. Essendo morto il vescovo di Mira, i vescovi dei dintorni si erano riuniti in una domus ecclesiae per individuare il nuovo vescovo da dare alla città. Quella stessa notte uno di loro ebbe in sogno una rivelazione: avrebbero dovuto eleggere un giovane che per primo all’alba sarebbe entrato in chiesa.
Il suo nome era Nicola.
Ascoltando questa visione i vescovi compresero che l’eletto era destinato a grandi cose e, durante la notte, continuarono a pregare. All’alba la porta si aprì ed entrò Nicola. Il vescovo che aveva avuto la visione gli si avvicinò e chiestogli come si chiamasse, lo spinse al centro dell’assemblea e lo presentò agli astanti. Tutti furono concordi nell’eleggerlo e nel consacrarlo seduta stante vescovo di Mira.
Considerando la tradizione secondo la quale era già anziano al tempo del concilio di Nicea, con ogni probabilità il nostro Santo morì in un anno molto prossimo al 335 dopo Cristo. Come della sua nascita, anche della sua morte non si sa alcunché. Gli episodi e i particolari che si leggono in alcune Vite non riguardano il nostro Nicola, ma un santo monaco vissuto due secoli dopo nella stessa regione.
Ecco la descrizione che ne fece Giovanni Spano (Guida della città e dintorni di Cagliari, Cagliari, Tipografia Timon, 1861.).
“Attraversata la piazza, a man sinistra si trova la chiesa di San Nicolò di Bari, chiesa nazionale dei Napoletani. Nella facciata vi è lo stemma, molto grande, del principe Pignatelli il quale ne fu il fondatore. Si racconta che questo principe trovandosi in mare con tutta la sua famiglia, ed essendo sorta una forte burrasca, fece voto di edificare una chiesa a questo Santo nella prima terra dove salvo sarebbe approdato.
Essendosi la nave rifugiata nel golfo di Cagliari, fece tosto eseguire una chiesa che diede ad uffiziare ai Napoletani, i quali vi avevano una congregazione che poi si sciolse. Aveva un buon reddito che ora è ridotto a pochi censi, ed agli affitti di alcune case fabbricate attorno alla stessa chiesa. È uffiziata in tutte le domeniche, e nelle feste principali.
La chiesa è di una navata, e di belle proporzioni con sei cappelle. La prima a sinistra entrando è dedicata a Santa Irene che hanno in devozione i Vasellaj, i quali ne facevano la festa. Il quadro è ordinario, opera del Massa. La bella statua in legno della stessa Santa nella cappella di mezzo a destra, è di Giov. Raim. Atzori. Così pure avvi un’altra statuetta di S. Greca di cattiva scoltura di Francesco Piras.
Nella cappella di mezzo che siegue vi è un gran quadro che rappresenta S. Nicolò con S. Gennaro pregando col popolo la Santa Vergine per difendere la città di Napoli ivi dipinta, sulla quale essa fa piovere denaro gettandolo colla man sinistra. Quando sarà accaduto questo miracolo?
Il S. Gennaro ha una libro in mano su cui posano le ampolle del sangue miracoloso. Il dipinto ha qualche cosa di espressivo, ed è di pennello ignoto napolitano.
L’altar maggiore, molto vasto, è di legno dorato.
In mezzo vi è un nicchione dov’è collocata l’antica statua semicolossale del Santo. E’ una bella scultura napolitana d’incerto autore, ma pure è d’ammirare, sebbene sia stata restaurata. La prima cappella al lato dell’epistola è dedicata al crocifisso.
Ha una tela antica di poco pregio: nelle basi delle colonne dell’altare vi sono dipinte le armi della città di Napoli con quelle del Console G. Battista Bono, a di cui spese forse sarà stato fatto l’altare. Ma la cappella che più merita attenzione è quella di San Michele, l’ultima vicino alla porta, per il quadro in tela di S. Michele.
L’arcangelo, con belle mosse, sebbene abbia la gamba destra mal situata, percuote gli angeli ribelli che cadono con diverse movenze. Bella è la composizione, ed il colorito maggiormente; degna delle buone scuole napolitane del secolo XVIII. Sopra la tribuna finalmente avvi un bel quadro d’una Santa che sembra S. Giuliana, con diversi scompartimenti attorno e con iscrizioni: ma non si possono ben osservare per essere il quadro collocato troppo in alto”.