Gli editori sardi, attraverso l'AES (Associazione Editori Sardi), accolgono con favore l'iniziativa della Regione che ha stanziato 1,8 milioni di euro per sostenere le biblioteche locali e l'editoria sarda, ma lanciano un appello per una revisione del provvedimento. Se da un lato il finanziamento appare come una boccata d'ossigeno per il comparto, dall'altro emergono delle criticità che rischiano di vanificare l'efficacia della misura, soprattutto per chi lavora quotidianamente tra le mille difficoltà di un settore in crisi.
Il cuore della questione, secondo l'AES, risiede nella gestione delle risorse: la norma prevede che almeno il 30% del budget destinato alle biblioteche sia utilizzato per l'acquisto di libri editi in Sardegna, vincolando gli acquisti alle librerie locali. Un vincolo che dovrebbe rappresentare una clausola di garanzia per l'editoria sarda, ma che, secondo gli editori, si sta trasformando in un tetto massimo, limitando di fatto le possibilità di supporto al comparto editoriale regionale.
Una percentuale troppo bassa rispetto all'obiettivo di sostenere una filiera fragile e che, in un calcolo approssimativo, lascerebbe agli editori sardi solo 243mila euro, una cifra irrisoria rispetto alle reali necessità del settore. E mentre le librerie e la distribuzione (regionale e nazionale) vedrebbero crescere i propri margini grazie al restante milione e mezzo, gli editori locali rischiano di rimanere relegati ai margini di questo provvedimento.
In un territorio come la Sardegna, dove la cultura e l'editoria hanno un ruolo cruciale per la preservazione dell'identità e lo sviluppo economico locale, l'AES auspica una maggiore incidenza delle misure a sostegno del settore. L’editoria sarda, già provata dalla concorrenza dei grandi gruppi nazionali, avrebbe bisogno di un intervento più deciso e di una maggiore flessibilità nell'applicazione della norma.
Nonostante le criticità, l'AES riconosce l'importanza del provvedimento e si impegna a collaborare con le biblioteche e le istituzioni per promuovere l'offerta culturale dell'isola, favorendo un dialogo che possa garantire un utilizzo efficiente delle risorse. Ma è evidente che, senza una revisione del vincolo del 30%, l'editoria sarda rischia di restare prigioniera delle stesse dinamiche che la mettono in difficoltà: una distribuzione iniqua dei fondi e la mancanza di un sostegno realmente incisivo per la crescita del comparto.