Il nuovo prefetto di Cagliari: Castaldo, tra buonismo e pugno di ferro

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  Cagliari - Giuseppe Castaldo è arrivato in città e ha già messo in chiaro che non sarà il solito prefetto da salotto. Laureato in giurisprudenza a 23 anni, con una carriera passata tra comuni sciolti per mafia e incarichi straordinari, sa di cosa parla. Ma attenzione: non aspettatevi solo retate e sirene. Perché, come ha detto nella sua prima conferenza stampa, "la sola risposta repressiva non basterà". Insomma, Castaldo predica il dialogo. 

  Parla di "sinergia" e "multilivello", di "collaborazione con la società civile" e della necessità di "educare" i giovani che, a quanto pare, hanno perso la percezione del rischio. Sì, proprio quelli che si sbronzano e si sfondano di sostanze illegali nelle notti di Cagliari. Ma non pensate che voglia prendersela solo con i ragazzi. Castaldo è consapevole della portata della criminalità organizzata che, pur non risultando ufficialmente presente in città, si evolve. Sostiene di voler "difendere e proteggere aziende ed economia sana", ma le parole non sono bastate mai a nessuno. E lui lo sa. Ecco perché ha già incontrato i vertici delle forze di polizia per potenziare i controlli, pianificando "collaborazione e controllo del territorio ancora più efficaci". 

  Parole forti, certo, ma sarà l'azione a fare la differenza. Cagliari, dunque, dovrà abituarsi al suo nuovo custode, uno che da solo dice di non voler fare nulla. D'altronde, come ha dichiarato lui stesso: “da soli non si va da nessuna parte, mentre insieme le forze e le energie si moltiplicano”. Parole sante, Castaldo, ma alla fine contano i risultati. E la città, stanca di promesse, aspetta di vedere se dietro a questi buoni propositi ci sia davvero qualcosa di concreto o solo l'ennesimo proclama destinato a svanire nel nulla.