Erano le tre del mattino quando il silenzio di Tissi, un piccolo paese a pochi chilometri da Sassari, è stato spezzato dalle fiamme. Un'ambulanza dell'associazione "Sassari Emergenza", parcheggiata proprio davanti alla sede, è stata presa di mira. Un attentato incendiario, messo in atto con precisione e fredda premeditazione: cubetti di diavolina piazzati sotto una ruota, come se fosse un gioco macabro, un messaggio di fuoco.
I vigili del fuoco sono arrivati in pochi minuti, evitando che le fiamme divorassero completamente il mezzo, ma l'ambulanza è stata gravemente danneggiata. E ora resta solo un veicolo annerito, distrutto, simbolo di un atto vile che colpisce il cuore di chi ogni giorno si dedica a salvare vite.
"Non abbiamo mai ricevuto minacce", dichiarano i responsabili dell'associazione, con una voce che sembra quasi incredula di fronte a una violenza senza volto e senza ragione. Un'affermazione che rende tutto ancora più inquietante, perché quando il pericolo arriva senza un avviso, senza un nemico chiaro, diventa ancora più difficile da affrontare.
Chi può voler fermare un'ambulanza? Chi può odiare chi si spende per la vita altrui? In un'isola già provata da mille piaghe, dalla siccità alle crisi economiche, ora si aggiunge anche l'incubo dell'intimidazione, che striscia silenziosa tra le strade di paesi che sembravano al riparo da certe logiche.
I carabinieri indagano, cercano di ricomporre i pezzi di un puzzle che per ora non ha né un volto né un movente. Ma la domanda resta sospesa nell'aria: a chi dà fastidio l’associazione "Sassari Emergenza"? E perché colpire un simbolo di aiuto e soccorso?
In questa terra che brucia, a volte nel silenzio della notte si nasconde la paura. Ma anche la paura, come il fuoco, può essere domata. Sardegna, non ti piegherai a chi vuole spegnere la luce della solidarietà.
![]()