Nuoro, 26 settembre 2024 - Monsignor Antonello Mura, vescovo della Diocesi di Nuoro, ha condiviso una riflessione toccante sulla strage familiare che ha sconvolto il capoluogo barbaricino: "Impossibile pensare o aspettarsi che le parole spieghino il dolore del dramma familiare avvenuto a Nuoro. Si rabbrividisce solo a tentarci", ha esordito il vescovo, sottolineando che i nomi delle vittime, Giusi (43 anni), Martina (25), Francesco (10), Paolo (69) e Roberto (52), non sono semplicemente un elenco, ma rappresentano vite interrotte, un'umanità tradita e negata.
Monsignor Mura ha voluto sottolineare che tutti sono vittime, "anche Roberto, vittima di se stesso, del suo (forse) mal di vivere, che (forse) non amandosi ha voluto trascinare nel baratro della morte chi lo amava, come sua figlia che l'aveva indicato come 'l'amore più grande della sua vita'." Una riflessione che pone l'accento sulla complessità e la tragedia delle emozioni umane.
"La sconfitta dell'amore ricorda anche la sua fragilità – prosegue il vescovo – soprattutto quando, pur trovando posto nel nostro cuore, non riesce ad affrontare e a superare le prove della vita."
Parole che descrivono il senso di smarrimento che ha colpito non solo i parenti e gli amici delle vittime, ma l'intera comunità. Monsignor Mura invita a non ignorare la presenza della violenza, a non rimuoverla o banalizzarla, ma piuttosto a riconoscerla, narrarla e denunciarla. "Parliamone in famiglia e in comunità, come nella scuola. Non sorvoliamo con facilità sulle parole e sui gesti che potenzialmente possono diventare tossici", ha esortato, sottolineando l'importanza di costruire rapporti di stima, amore e libertà.
Conclude ricordando i volti di Sebastiano e Maria Esterina, fortunatamente sopravvissuti alla tragedia, ma segnati per sempre. "Ora anche Dio fa silenzio, e si accosta con discrezione alle vittime e ai feriti, non smettendo di indicare un'altra strada, un altro modo di essere e di vivere. E continua a rispettare la nostra libertà e, ancora una volta, la ama fino a morirne."
Un monito che invita a riflettere sulla fragilità umana, sulle relazioni, e sulla necessità di costruire una società più attenta e consapevole del peso delle proprie azioni.
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