Ogni anno si ripete il rito delle celebrazioni istituzionali, con figure politiche pronte a lodare ogni minimo segnale di miglioramento come se fosse la svolta epocale che risolleverà l'intero sistema scolastico. Il caso più recente arriva da Dario Giagoni, deputato sardo della Lega, che non ha perso tempo nel ringraziare il ministro Valditara per la riduzione della dispersione scolastica in Sardegna, come se fosse il risultato di un colpo di bacchetta magica.
Giagoni ha sbandierato con orgoglio la riduzione dal 15,9% del 2023 all'11,3% nel 2024. Un miglioramento sì importante, ma che richiede una lettura più approfondita. Certo, i numeri parlano di un calo, ma la Sardegna resta una delle regioni italiane con i peggiori tassi di dispersione scolastica, ben lontana dalle medie nazionali.
Inoltre, il fenomeno della dispersione non si risolve con qualche intervento spot, ma richiede politiche a lungo termine che affrontino le cause profonde, come la povertà educativa e l’accesso limitato ai servizi essenziali, soprattutto nelle aree rurali e meno servite.
Il trionfalismo di Giagoni è solo un esempio della vecchia politica delle adulazioni: ringraziamenti pubblici che servono più a consolidare rapporti interni che a riconoscere meriti effettivi. In effetti, cosa ha fatto concretamente Valditara per la scuola sarda? Si parla di progetti per la messa in sicurezza dei plessi scolastici e fondi per la digitalizzazione, ma questi interventi fanno parte di un piano nazionale finanziato con risorse europee già assegnate da tempo, come parte del PNRR. Nulla di straordinario o specifico per la Sardegna, che rimane afflitta da problemi strutturali che non si risolvono con un paio di dichiarazioni pompose.
Per ridurre la dispersione scolastica non bastano dati da esibire durante conferenze stampa. Ci vuole un impegno reale, sul campo, che includa interventi mirati a migliorare l'accesso all'istruzione nelle zone più isolate e a sostenere insegnanti e studenti con strumenti concreti, non solo belle parole.
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