La Sardegna, una terra di incredibile bellezza naturale, si trova oggi a dover fronteggiare un problema che tocca l’anima stessa del suo patrimonio faunistico. Il Cervo sardo (Cervus elaphus corsicanus), simbolo di forza e maestosità, rischia di diventare vittima della nostra incapacità di gestire in modo adeguato l’ambiente in cui vive. L’incidente accaduto nella notte tra il 14 e il 15 settembre 2024, dove un esemplare di cervo è stato investito lungo la strada statale n. 195 nei pressi di Pula, è solo l’ultimo di una serie di eventi tragici che potrebbero essere evitati. Ma siamo davvero disposti a fare qualcosa?
Secondo i dati forniti dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente, solo nel 2023 sono stati registrati 46 incidenti stradali con cervi e daini nella zona di Pula.
Questi numeri, seppur preoccupanti, non sembrano aver smosso le autorità a prendere provvedimenti concreti. Non ci sono recinzioni adeguate lungo le strade più frequentate da questi animali, né erbai o riserve idriche per allontanarli dalle aree più pericolose. E intanto, il rischio di incidenti aumenta, così come le perdite di vite animali e i danni ai veicoli.
Il motivo per cui questi animali scendono a valle è chiaro: sete e fame. Gli effetti dei periodi di siccità e le alte temperature stanno devastando le aree boschive, e i cervi non hanno altra scelta che cercare risorse in prossimità delle strade. Questo non è un fenomeno nuovo; già nel 2017, numerosi animali selvatici sono morti per mancanza di acqua, un segnale che le condizioni climatiche estreme stanno mettendo sotto pressione l’intero ecosistema.
Tuttavia, esistono soluzioni pratiche e concrete, come quelle adottate in altre parti d'Europa. Recinzioni alte e robuste, anche elettrificate a basso voltaggio, possono prevenire l'accesso degli animali alla viabilità principale. Inoltre, la creazione di erbai e piccole riserve idriche nelle zone boschive potrebbe fornire risorse sufficienti agli animali, riducendo drasticamente il rischio che scendano a valle. Questi interventi sono già stati finanziati in passato tramite fondi comunitari, ma oggi sembra mancare la volontà di attuarli in modo sistematico.
E poi ci sono le proposte assurde di abbattimento dei cervi. Alcuni settori del mondo venatorio sostengono che sia necessario ridurre la popolazione di cervi per evitare incidenti, avanzando numeri farneticanti sugli incidenti causati da questi animali. La verità? Nel 2022, gli incidenti causati da fauna selvatica o domestica rappresentavano appena lo 0,2% del totale degli incidenti stradali in Italia. Una proposta non solo assurda, ma anche illegittima, dato che il Cervo sardo gode di protezione assoluta.
Non è sorprendente che ben 80.445 persone abbiano sottoscritto la petizione popolare promossa dal Gruppo d'Intervento Giuridico (GrIG) per chiedere la tutela del Cervo sardo. È una testimonianza dell’affetto che i sardi nutrono per la loro fauna e della consapevolezza che non si può risolvere tutto con la violenza.
È ora di affrontare la questione con serietà. Gli incidenti stradali con la fauna selvatica non devono diventare la norma, né una scusa per politiche aggressive. Dobbiamo proteggere i cervi e, allo stesso tempo, garantire la sicurezza stradale con azioni mirate e sostenibili. Il tempo delle chiacchiere è finito: è il momento di agire.
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