Incendio fotovoltaico a Tuili: Un sabotaggio annunciato

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  A Tuili, questa notte, sono andati in fumo 2000 pannelli fotovoltaici. No, non è stato il caldo torrido dell'estate sarda, né un fulmine fuori stagione. Parliamo di un gesto doloso, premeditato e pianificato con precisione. Due taniche di benzina e un fiammifero hanno trasformato in cenere un impianto che avrebbe dovuto essere installato nei prossimi giorni. Ebbene, non c’è bisogno di essere investigatori per capire che qualcuno ha voluto lanciare un messaggio molto chiaro. Basta fotovoltaico, basta pale eoliche, basta con questa “green economy” che sembra dare fastidio a più di uno. Non è certo un segreto che in Sardegna ci siano resistenze feroci contro l’installazione di questi impianti. 

  C’è chi parla di deturpazione del paesaggio, chi si scaglia contro l'occupazione di terreni agricoli. E poi c'è chi, più radicalmente, si arma di taniche di benzina per risolvere la questione con metodi assai più spiccioli. Quello che è accaduto a Tuili non è un episodio isolato, e non lo sarà. Perché quando si gioca con gli interessi della gente, qualcuno finisce per accendersi, e non sempre in senso figurato. La guerra al progresso qui assume tinte fosche: chi vuole portare innovazione, energia pulita, soluzioni per il futuro, si trova davanti ad un muro di ostilità. 

  E, come si è visto questa notte, qualcuno è disposto a usare il fuoco per fermare quel futuro. La domanda vera è: cosa faranno ora le autorità? Continueranno a chiudere un occhio, a fare finta di non vedere la tensione che cova sotto la cenere? Perché di episodi simili ne abbiamo già visti, e Tuili non sarà certo l’ultimo capitolo di questa storia. Forse è il momento di decidere da che parte stare: se con chi guarda avanti, o con chi preferisce il medioevo energetico. Ma una cosa è certa: le fiamme di questa notte non risolveranno il problema, lo peggioreranno.