Solanas, il silenzio del mare e il grido di vita che ritorna

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  Solanas, una domenica come tante. La sabbia è tiepida, il mare immobile come uno specchio, e la vita scorre con quella pigrizia estiva che sembra non avere fine. Ma il destino, a volte, gioca a scacchi con noi. Senza avvisare, senza preavviso, muove le sue pedine e si diverte a sconvolgere tutto ciò che ci circonda. È in quel momento che la realtà esplode, in frantumi, e ci costringe a fare i conti con la vita, con la morte, con l’istinto. Nicola Ibba, un uomo comune, 33 anni, di Elmas. Un uomo che domenica mattina non avrebbe mai immaginato di dover strappare qualcuno dalla presa gelida dell’oceano. "Non dava segni di vita," racconta ancora con lo sguardo fisso nel vuoto, come se vedesse ancora quel corpo inerte che galleggiava davanti a lui. Sei ragazzini, forse troppo giovani per capire la gravità della situazione, si avvicinavano senza sapere cosa fare, spinti da un terrore muto. 

  Nicola, però, non ha avuto il lusso del tempo. "Ho raddoppiato le mie forze," dice, e quella frase mi colpisce. Come si raddoppiano le forze quando la vita è appesa a un filo? Come si raddoppia l’umanità quando la morte ti fissa negli occhi e ti sfida a fare qualcosa? Non è eroismo, dice lui. È istinto. È il bisogno ancestrale di reagire, di non lasciare che la vita scivoli via davanti a te senza combattere. E così, con l’aiuto di un altro bagnante, lo ha trascinato a riva. Un uomo. Uno sconosciuto. Daniele, si chiama. Di Lunamatrona. Una vita che fino a qualche minuto prima Nicola non sapeva nemmeno esistesse, e che adesso si aggrappava alla sua come un naufrago alla terra ferma. Quando lo hanno portato a riva, c’era un medico, e Daniele ha sputato fuori quell’acqua maledetta che lo stava soffocando. La sua vita è tornata, in un colpo, in uno spasmo, in un respiro che sembrava non voler arrivare mai. Ma alla fine è arrivato. L’elisoccorso, l’ospedale, le sirene. Tutto ciò che è venuto dopo è il corollario di una storia che si ripete troppo spesso, e che troppo spesso dimentichiamo. Alla domanda, quella stupida, rituale, "Ti senti un eroe?", Nicola ha risposto con la verità cruda che solo chi ha vissuto certi momenti conosce. 

  "Neppure per idea." Non c’è eroismo nel fare ciò che è giusto. Non c’è eroismo nel seguire un impulso che ci riporta alla nostra essenza più primitiva: salvare una vita, perché la vita è tutto ciò che abbiamo. "Era necessario," dice, "tutto qui." Ecco, forse in quelle parole c’è tutta la verità del nostro tempo. In un mondo che glorifica l’individualismo e l’egoismo, Nicola ci ricorda che a volte, fare la cosa giusta non è eroismo. È semplicemente umanità.