Rinnovabili: Quando l’Unione non fa la forza - Corteo fiasco a Cagliari

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  Cagliari, ha visto radunarsi circa 1500 persone sotto la scalinata di Bonaria, unite in un corteo contro la speculazione energetica che minaccia il futuro della Sardegna. Ma sotto questa superficie di unità si nasconde una frattura profonda, una divisione che rischia di minare la forza del movimento stesso. I manifestanti, arrivati da tutta l’isola, si sono riuniti con un obiettivo comune: dire no alla speculazione e sì a una transizione energetica che rispetti le comunità locali. Eppure, la realtà è che questo fronte, apparentemente compatto, si è spaccato nelle ultime ore. Un gruppo più piccolo, ma non meno vocale, si è distaccato dal corteo principale, gridando contro la transizione energetica in toto e contro le energie rinnovabili. 

  Per loro, il coordinamento dei comitati territoriali è troppo morbido, troppo disposto al compromesso. Questa spaccatura non è solo una questione di differenze d’opinione, ma il segnale di un malessere più profondo. Da un lato, i sindaci e i rappresentanti locali, come Daniela Falconi, presidente dell’Anci Sardegna, cercano di mediare, di costruire un dialogo con le istituzioni per una transizione giusta, che tenga conto delle esigenze dei territori. Dall’altro, gruppi autonomi come Sa Defenza e il Comitato Ecologico Consapevole rifiutano ogni compromesso, denunciando la transizione energetica come una "bufala" e negando persino l’esistenza del cambiamento climatico. Il risultato è un movimento diviso, che rischia di perdere la sua efficacia proprio nel momento in cui sarebbe più necessaria l’unità. 

  La moratoria approvata dall'Assemblea sarda è stata un primo passo importante, ma non sufficiente. La vera sfida sarà approvare una legge che definisca le aree idonee per le rinnovabili, una legge che tenga conto delle istanze di tutti, senza però cadere nelle trappole della demagogia e del rifiuto preconcetto. In questo contesto, il messaggio che arriva dal corteo di Cagliari è ambiguo. Da una parte, un chiaro no alla speculazione. Dall’altra, un fronte che si frantuma sotto il peso delle sue stesse contraddizioni. Perché l’unione, si sa, fa la forza. Ma solo quando è davvero unita. E oggi, in Sardegna, questa unità sembra essere più fragile che mai.