Nel Golfo di Olbia, di fronte alla spiaggia de Le Saline, si è conclusa oggi alle 17.30 una delicata operazione che avrebbe potuto trasformarsi in un disastro ambientale: l’estrazione del carburante dalle casse del Motoryacht Atina, affondato lo scorso 10 agosto. Un incendio nella zona poppiera ha condannato lo yacht, lungo 47 metri e battente bandiera delle Cook Islands, a giacere sul fondale marino. E con esso, 33.000 litri di gasolio che minacciavano di riversarsi in mare.
Le operazioni, iniziate il 27 agosto, hanno visto l’impiego di subacquei specializzati di due ditte, coordinati e costantemente monitorati dalla Guardia Costiera di Olbia. Una missione tutt’altro che semplice, condotta metro dopo metro sotto la superficie del mare, con la pressione costante di sapere che ogni errore poteva avere conseguenze devastanti per l’ambiente circostante.
In questi tre giorni intensi, grazie all’esperienza degli specialisti e alla clemenza delle condizioni meteo-marine, si è riusciti a portare a termine il lavoro prima del previsto.
Il gasolio è stato trasferito in sicurezza in contenitori da 1000 litri l’uno, evitando quello che sarebbe stato un colpo mortale per le acque cristalline del golfo.
Ma non è tutto. Durante le operazioni di svuotamento delle casse, una piccola quantità di materiali è venuta a galla, prontamente circoscritta dalle panne di confinamento e raccolta dal personale presente sul posto, attivo giorno e notte per garantire la massima sicurezza dell’ambiente.
Ora, con il carburante rimosso, l’attenzione si sposta sulla rimozione del relitto stesso. Le società specializzate presenteranno nei prossimi giorni il piano di recupero, che sarà valutato dall’armatore e poi sottoposto al vaglio tecnico della Guardia Costiera di Olbia. Un’altra sfida, certo, ma con la consapevolezza che il pericolo più grande è stato scongiurato.
La vicenda del Motoryacht Atina ci ricorda, ancora una volta, quanto fragile sia l’equilibrio del nostro mare e quanto sia importante agire con tempestività e competenza. Un lavoro ben fatto, ma che ci lascia comunque riflettere sui rischi costanti a cui è esposto il nostro patrimonio naturale.
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