C’è qualcosa di profondamente italiano nel racconto della Diga di Monte Nieddu, quella grande incompiuta che, tra promesse mai mantenute e speranze rinnovate, ha attraversato mezzo secolo di storia. Cinquant’anni sono passati da quando si iniziò a parlare di questa diga, destinata a trasformare il volto del territorio di Sarroch, a garantire acqua a una terra che da sempre lotta con la siccità. E ora, forse, ci siamo davvero. O almeno così ci raccontano.
Il Consorzio di Bonifica della Sardegna Meridionale, con in testa il suo Presidente, Efisio Serra, ha annunciato che nell’autunno del 2025 i lavori ripartiranno. Un investimento complessivo di 160 milioni di euro, una cifra che fa girare la testa e che dovrebbe finalmente portare a termine quello che per troppo tempo è stato solo un sogno sulla carta. Serra, con la prudenza di chi sa quanto sia facile promettere e difficile mantenere, ammette: “Inutile negare che i tempi si siano allungati tanto.” Una frase che contiene tutta la stanchezza e la rassegnazione di chi ha visto troppi appalti assegnati e poi revocati, troppi cantieri che si sono aperti e poi richiusi senza che nulla cambiasse davvero.
Ma stavolta, ci dicono, sarà diverso. La diga avrà una capacità di accumulo di 35 milioni di metri cubi d’acqua e, se tutto andrà come previsto, sarà completata entro dicembre 2028.
Un’opera che non si limita a essere una promessa per l’irrigazione della piana di Pula o per l’approvvigionamento idrico del potabilizzatore di Sarroch. È, soprattutto, una risposta alla siccità che da troppo tempo morde l’isola, che rende l’acqua più preziosa dell’oro.
La diga principale sarà alimentata dalle acque del Rio Is Canargius, attraverso un secondo sbarramento che dovrà anch’esso vedere la luce. Un progetto ambizioso, certo. Ma la storia di questa diga è una storia di ambizioni frustrate, di aspettative tradite. E dunque, pur con tutta la buona volontà, resta il dubbio: sarà davvero la volta buona? O questo annuncio si perderà tra i molti che lo hanno preceduto, lasciando ancora una volta Sarroch e la Sardegna a bocca asciutta?
Cinquant’anni sono tanti. Troppi. E se mai questa diga vedrà la luce, non sarà solo una vittoria dell’ingegneria e della politica, ma il riscatto di un’intera comunità che ha aspettato fin troppo a lungo. Ma finché l’acqua non inizierà a riempire quel bacino, restiamo qui, spettatori di una partita che sembra non finire mai.
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