OLBIA.
In merito alla vicenda della trattativa Edilizia Alta Italia - Murgia sui terreni di Capo Ceraso riportata dall'Unione Sarda nell'edizione di martedì scorso, il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli prende le distanze dall'ex primula rossa di Orgosolo. "Murgia mi disse che Mesina gli stava dando una mano per chiudere la partita". Il sindaco Giovannelli, che non è indagato, racconta la sua verità.
La sintesi. Le cronache di tutta Italia si occuparono del pastore sardo che teneva in scacco Berlusconi. Paolo Murgia era diventato un mito: Davide contro Golia, la fionda contro le armate. Sta di fatto che per circa un trentennio Edilizia Alta Italia si trovò a combattere una causa di usucapione nei confronti di un sardo tenace e determinato che esercitava il suo diritto di proprietà sui meravigliosi terreni della cosiddetta Costa Turchese. Tutto si chiuse nel 2010. Poco prima di morire, a 86 anni, Paolo Murgia fece scucire alle casse della società milanese dai 700 ai 900 mila euro.
Giovannelli e Murgia. Tra i due c'era un rapporto di amicizia. Erano compari perché quando aveva all'incirca 25 anni Giovannelli fece da padrino alla cresima del nipote di Paolo Murgia. "Io andavo da lui ogni compleanno del nipote, che avevo cresimato - dice Giovannelli -. In quelle occasioni si parlava di questa causa per usucapione e dei continui cambi di scenari. In certe situazioni Murgia chiedeva appezzamenti di terreno piuttosto che stazzi, per cui c'era questa specie di batti e ribatti fintanto che io, diventato consigliere regionale e poi sindaco, mi sono ritrovato ad avere rapporti sia con lui che con Edilizia Alta Italia”.
Graziano Mesina. "Murgia era anziano e malato - racconta il sindaco di Olbia -. Mi annuncia che Graziano Mesina, che era un uomo libero e niente poteva lasciar presagire delle sue attività illecite, gli avrebbe dato una mano per chiudere la trattativa. Loro si conoscevano.
Fatto sta che un giorno Murgia mi chiama dicendomi ‹Guarda, se mi danno 500 mila euro sistemo i miei figli e a quel punto chiudo la partita". E così io ho chiamato la persona della Fininvest con cui avevo rapporti dicendogli ‹Se lei viene ad Olbia andiamo da Murgia e lì riprendete il discorso per chiudere questa trattativa›. A quel punto - continua il racconto di Giovannelli - Ho accompagnato questa persona da Murgia e lì c'era Mesina. In quel rapporto era chiaro che Mesina voleva un compenso per il ruolo che stava giocando”.
L'accordo. A quel punto, una volta che tutto appariva chiaro e definito, Gianni Giovannelli sostiene di essere uscito di scena. "Una volta che ho fatto incontrare le parti io ho chiuso il rapporto in merito alla vicenda sia con Murgia che con Edilizia Alta Italia, in quanto l'accordo sarebbe passato nelle mani degli avvocati"- sostiene Giovannelli -. Tanto è vero che successivamente loro andarono da un notaio di Olbia a finalizzare la transazione. Immagino che dalla quota che Murgia ricavò dall'affare pagò Graziano Mesina”.
Mesina e Giovannelli. Il primo cittadino di Olbia dichiara che i suoi contatti con Graziano Mesina erano esclusivamente riferibili alla trattativa con Murgia. "Io ho avuto rapporti con Mesina semplicemente perché era incaricato da Murgia per seguirgli questa sua trattativa. Tra l'altro io non ho percepito alcun compenso, perché il mio non era un ruolo di mediatore. Io sono stato coinvolto esclusivamente perché avevo la conoscenza delle due parti e mi era stato chiesto sia da una parte che dall'altra di favorire e di promuovere questo incontro per definire la questione e qui si è esaurito il mio compito”.
Secondo incontro. "Che io sapessi Mesina si occupava di attività turistiche in Barbagia. Io pensavo che quella fosse la sua attività. Ricordo - continua Giovannelli - che una volta venne da me in Comune per chiedere informazioni su questioni urbanistiche riferite all'hotel Li Cuncheddi e io lo rimandai agli uffici competenti”.
"Il fatto di essere stato associato a eventi che hanno sicuramente una rilevanza penale, non mi fa certamente piacere.
Il mio ruolo è stato limitato alla sola trattativa di usucapione che era ben conosciuta perché le controversie tra Murgia e Berlusconi avevano avuto grande risalto sulla stampa. Io rispondevo a quella che era una esigenza di chiudere la trattativa che mi aveva rappresentato Paolo Murgia e non altri. Mi resta l'amarezza di aver constatato che, evidentemente, parallelamente a quello che poteva essere il ruolo di Mesina, ci poteva essere un suo mondo sommerso di cui io personalmente ignoravo l'esistenza".
di Mauro Orrù
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