Sardegna sotto assedio: I sardi dicono no alle aree idonee imposte dall'alto

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  Per affrontare il tema delle Aree Idonee in Sardegna, è fondamentale capire il contesto. La Regione sta cercando di individuare zone adatte per nuovi impianti di energia rinnovabile, ma lo sta facendo senza ascoltare veramente i sardi. Le comunità locali, preoccupate per l'impatto ambientale e paesaggistico, si stanno mobilitando con petizioni e proteste per dire no a questi progetti che potrebbero deturpare il loro territorio. E ora, veniamo al dunque. In Sardegna si sta giocando una partita pericolosa. L’assessorato agli enti locali vuole individuare le cosiddette "Aree Idonee" per le energie rinnovabili, ma il problema è che queste aree, per i sardi, sono tutto fuorché idonee. 

  E il motivo è semplice: nessuno vuole vedere il proprio angolo di paradiso trasformato in un campo di pale eoliche o pannelli solari. La giunta regionale, evidentemente, ha deciso di forzare la mano. Convocano incontri, raccolgono dati, fanno tavoli tecnici. Ma a chi serve tutto questo se alla fine i progetti vengono calati dall’alto senza tenere conto di chi su quel territorio ci vive e ci lavora? I sardi non sono stupidi, sanno benissimo cosa vuol dire "progresso" quando lo si impone senza consultare chi ne subisce le conseguenze. 

  La Sardegna, che già ha dato tanto in termini di sacrifici ambientali e sociali, ora si vede minacciata dall’ennesima iniziativa che promette sviluppo, ma che odora di speculazione. Le firme raccolte in massa contro questi progetti lo dimostrano: i sardi non ci stanno. E la Regione, anziché fare la voce grossa con Roma come ha fatto in passato, sembra più interessata a tirare dritto. Ma attenzione: chi pensa di poter giocare con il futuro di quest’isola, rischia di trovarsi contro un popolo intero. E questa non è una partita che si può vincere a tavolino. Perché, alla fine, il vero progresso non si impone. Si costruisce insieme, rispettando le persone e il territorio. E se la giunta non lo capisce, potrebbe scoprire presto di aver sottovalutato la determinazione di chi ha a cuore la propria terra.