L’assassinio di John F. Kennedy: Un mistero lungo oltre mezzo secolo

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  Il 22 novembre 1963, la città di Dallas, Texas, fu teatro di uno degli eventi più sconvolgenti della storia americana: l'assassinio del 35° Presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy. Quel giorno, la nazione fu colpita al cuore, e il mondo intero rimase sgomento di fronte alla violenza che aveva strappato via uno dei leader più carismatici e amati del ventesimo secolo. Pochi giorni dopo l’attentato, un ex Marine di nome Lee Harvey Oswald fu arrestato e accusato dell’omicidio. Tuttavia, due giorni dopo la sua cattura, Oswald fu a sua volta ucciso da Jack Ruby, un proprietario di nightclub con presunti legami con la criminalità organizzata, durante il trasferimento dalla prigione della città. La motivazione di Ruby? Si dichiarò un "grande patriota" che non poteva tollerare che il presunto assassino del Presidente vivesse un giorno di più. Con la morte di Oswald, il caso sembrava chiuso, ma in realtà l’omicidio di Kennedy ha lasciato aperte numerose domande, alimentando decenni di speculazioni, teorie del complotto, e inchieste formali che continuano a questo giorno. Foto scomparse, lettere distrutte, testimoni silenziati: questi sono solo alcuni degli elementi che hanno contribuito a fare dell’assassinio di JFK uno dei più grandi misteri irrisolti della storia moderna. La presidenza di John F. Kennedy, sebbene breve, fu caratterizzata da eventi di enorme importanza storica. 

  La guerra fredda con l'Unione Sovietica, lo sbarco fallito nella Baia dei Porci, e la corsa allo spazio sono solo alcuni dei momenti che definirono il suo mandato. Ma il suo assassinio ha oscurato tutto ciò, lasciando dietro di sé una scia di interrogativi senza risposta. Dopo l’assassinio, la Commissione Warren fu incaricata di indagare sull’accaduto e concluse che Oswald aveva agito da solo. Tuttavia, la loro relazione è stata ampiamente criticata e considerata da molti come una copertura piuttosto che una vera indagine. Le incongruenze e le omissioni nel rapporto hanno alimentato teorie del complotto che spaziano dal coinvolgimento della mafia, alla CIA, fino al governo sovietico o cubano. Philip Shenon, un giornalista che ha lavorato per oltre vent'anni per il New York Times, ha cercato di gettare nuova luce sull'assassinio di JFK con il suo libro "Anatomia di un Assassinio". Shenon, basandosi su anni di ricerche e sulla revisione dei documenti della Commissione Warren, ha rivelato prove di insabbiamenti e depistaggi che suggeriscono che la verità su chi abbia realmente ucciso Kennedy e perché sia stata intenzionalmente nascosta. 

  Il lavoro di Shenon ha riacceso il dibattito su quello che potrebbe essere stato un complotto più vasto, in cui Oswald non era l’unico coinvolto, o addirittura un capro espiatorio. L'autore esplora anche la possibilità che più persone siano state coinvolte nell'omicidio, e che il governo abbia deliberatamente evitato di scavare troppo a fondo per evitare una crisi nazionale. A più di mezzo secolo dalla sua morte, l'assassinio di John F. Kennedy continua a essere avvolto nel mistero. La mancanza di chiarezza su chi abbia effettivamente sparato al Presidente e per quale motivo, continua a ossessionare storici, giornalisti, e il pubblico. Nonostante le innumerevoli indagini, libri e documentari, la vera storia di ciò che accadde quel fatidico giorno a Dallas potrebbe non venire mai alla luce. Una cosa è certa: chi ha sparato a John F. Kennedy era qualcuno che sapeva usare molto bene le armi da fuoco. Ma, a distanza di decenni, il volto del responsabile – o dei responsabili – rimane nell'ombra, lasciando aperta la ferita di un mistero che forse non verrà mai risolto.