In Sardegna, si alza una voce forte, determinata, che chiede rispetto e autonomia: è il Popolo Sovrano Sardo, un’entità storica e culturale che non si piega, non si arrende, ma che da sempre combatte per la propria autodeterminazione. Questa voce è più che mai viva oggi, nel pieno di un momento cruciale in cui la raccolta firme per il referendum “Pratobello 24” rappresenta non solo un atto formale, ma l’espressione concreta della volontà di un popolo.
Luca Marini Achenza, attraverso una lettera accorata, inviata alle testate giornalistiche sarde, non ci parla di un fatto ordinario, ma di un moto di rivendicazione popolare che ha radici profonde, intrinseche, che risalgono alla notte dei tempi, quando la Sardegna si ergeva fiera e indipendente, lontana dai giochi di potere continentali.
Questo referendum, spiega, non è semplicemente un atto democratico, ma un vero e proprio atto di ribellione contro una nuova forma di colonizzazione energetica che tenta di soggiogare l’isola, trasformandola in un gigante energetico a servizio di pochi.
Non è solo l’energia il tema, ma l’intera identità sarda, minacciata da chi vuole sfruttare la terra e il vento senza lasciare nulla in cambio. Marini Achenza denuncia con forza il tentativo della Regione di deviare il corso naturale di questa volontà popolare, organizzando incontri che hanno il sapore del compromesso e della sottomissione, incontri che, secondo lui, non dovrebbero nemmeno avvenire prima della conclusione dell’iter referendario. “Guai se avviene prima”, avverte, perché significherebbe tradire la forza del Popolo Sardo, un popolo che ha il diritto di esprimere la propria volontà senza intermediari, senza pressioni, senza tentativi di deviarne il corso.
Questa raccolta firme non è semplicemente un atto burocratico, ma un fiume in piena che vuole arrivare al suo mare, che vuole sfociare naturalmente senza ostacoli. Chiunque tenti di fermarlo, deviarlo o, peggio, sfruttarlo, è destinato a fallire. Perché la forza di questo fiume è la stessa forza che ha tenuto viva la Sardegna nei secoli, attraverso dominazioni, invasioni e oppressioni.
La Sardegna, afferma Marini Achenza, non può diventare un grosso produttore di energia a scapito delle sue terre e delle sue genti. Questa è un’idea “bottegaia e colonialista”, priva di visione e destinata a generare solo povertà e miseria. L’unica strada percorribile è quella della difesa del territorio, della valorizzazione delle sue risorse in modo sostenibile e rispettoso della sua identità.
In conclusione, il messaggio è chiaro: il Popolo Sardo non ha bisogno di mediatori, rappresentanti o intermediari.
È un popolo sovrano che si autodetermina, che decide il proprio destino attraverso la sua volontà collettiva. E questo fiume di volontà popolare deve essere lasciato scorrere libero, fino a raggiungere il suo mare, dove potrà finalmente esprimere tutta la sua forza e saggezza.
Luca Marini Achenza ci ricorda che questa è la vera essenza della Sardegna, una terra che non si piega, che non si arrende, ma che continua a lottare per la sua libertà, la sua giustizia, e il suo diritto di esistere come entità autonoma e sovrana.