Nelle carceri sarde, il sovraffollamento ha raggiunto livelli insostenibili: con un tasso dell'83%, oltre 2.100 detenuti vivono in condizioni che definire precarie sarebbe un eufemismo. A fronte di questa situazione, l'Associazione Luca Coscioni ha deciso di intervenire con fermezza, inviando diffide alle Aziende Sanitarie Locali (ASL) non solo in Sardegna, ma in tutta Italia, per richiamarle al rispetto del loro dovere: garantire il diritto alla salute all'interno degli istituti penitenziari.
L’iniziativa arriva dopo l’ennesima dimostrazione di disinteresse da parte del Governo, che nel recente decreto carceri ha ignorato l’urgenza di adottare misure strutturali per affrontare la crisi che attanaglia i nostri penitenziari. Filomena Gallo e Marco Cappato, figure di spicco dell’Associazione, hanno sottolineato l’assurdità di un sistema che sembra chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti fondamentali. «La mancanza di interventi concreti sulla salute in carcere è un chiaro segnale di una politica che ha abbandonato i più vulnerabili», affermano.
Le diffide non sono un semplice atto burocratico, ma una denuncia forte e precisa: le ASL hanno il compito di vigilare sulle condizioni igienico-sanitarie delle carceri e di intervenire quando queste non rispettano gli standard minimi di dignità. Eppure, le testimonianze raccolte parlano di celle infestate da parassiti, spazi in condizioni igieniche degradanti, e servizi essenziali carenti o del tutto assenti. Questi scenari, che sembrano usciti da un romanzo distopico, sono invece la realtà quotidiana per migliaia di detenuti.
Il dramma si riflette nei numeri: 64 suicidi tra i detenuti solo quest'anno, un dato che dovrebbe far rabbrividire chiunque, e che si aggiunge al suicidio di sette agenti di polizia penitenziaria, schiacciati da un lavoro sempre più difficile e logorante. La situazione sarda, pur essendo meno grave rispetto ad altre regioni come la Puglia o la Lombardia, non può essere sottovalutata. Ogni detenuto che vive in queste condizioni rappresenta una sconfitta per lo Stato di diritto.
Nel tentativo di sensibilizzare l’opinione pubblica, l’Associazione Luca Coscioni ha anche lanciato il podcast “Voci del XV Libro Bianco sulle Droghe”, un viaggio attraverso le storie e le statistiche che raccontano il peso insostenibile del proibizionismo sulle carceri italiane. È un’ulteriore chiamata all’azione, rivolta a chi ancora crede nella necessità di un sistema giusto e umano.
Se le diffide dovessero rimanere inascoltate, l’Associazione ha già annunciato che non si fermerà. Sono pronte nuove iniziative per costringere le istituzioni a fare il loro dovere, a tutela di una dignità che non può essere negata nemmeno a chi ha sbagliato. È una battaglia di civiltà, che riguarda tutti noi e che non può più essere rimandata.
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