Nuova aggressione nel carcere di Cagliari Uta: due poliziotti feriti, il sistema carcerario al collasso

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  Un altro giorno di ordinaria follia nel carcere di Cagliari Uta. Ieri pomeriggio, l'ennesimo episodio di violenza ha visto protagonisti un detenuto recidivo e due agenti di polizia penitenziaria, vittime di un'aggressione brutale e ingiustificabile. Durante un semplice cambio di cella, il detenuto ha deciso di scatenare la sua furia contro gli agenti, rifiutandosi di farli entrare e poi colpendoli con uno sgabello. Il risultato? Un poliziotto con un braccio rotto e una prognosi di 30 giorni, e un sovrintendente con sette giorni di infortunio. Questa escalation di violenza non è certo una novità per chi conosce la realtà delle carceri italiane, in particolare quella di Cagliari Uta, dove il clima di tensione è diventato insostenibile. Il Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria (Sappe) denuncia da tempo la situazione, ma sembra che le loro grida di allarme si perdano nel vuoto. Come sottolinea Luca Fais, segretario regionale del Sappe, non c'è alcun riscontro concreto da parte delle autorità competenti, né dal Provveditorato penitenziario di Cagliari, né tantomeno dal Dap di Roma. I detenuti responsabili di queste vili aggressioni rimangono al loro posto, e il personale di polizia penitenziaria continua a lavorare in condizioni di pericolo costante. 

  Il problema è chiaro e lo ribadisce con forza anche il leader nazionale del sindacato, Donato Capece. La carenza di organico è cronica, e i poliziotti penitenziari si trovano a dover gestire situazioni al limite con un personale ridotto all'osso. Non solo, ma le risorse contrattuali sono inadeguate, e mancano strumenti essenziali per garantire la sicurezza. Capece richiama l'attenzione sull'urgente necessità di dotare gli agenti del Taser e di potenziare la tecnologia a supporto della sicurezza nelle carceri. Ma chi ascolta queste richieste? La politica sembra sorda, incapace o non intenzionata a prendere sul serio una questione che riguarda non solo la sicurezza degli agenti, ma anche la dignità stessa dello Stato. Il carcere di Cagliari Uta è solo la punta dell’iceberg di un sistema penitenziario al collasso, dove le aggressioni ai danni del personale sono all'ordine del giorno e dove la sensazione di abbandono è palpabile. Gli agenti si trovano a lavorare in una polveriera, senza le dovute tutele e con la costante paura di non tornare a casa sani e salvi. Questa situazione non è più tollerabile. È inaccettabile che lo Stato non riesca a garantire la sicurezza di chi, ogni giorno, si mette al servizio della collettività in un contesto difficile e pericoloso come quello carcerario.

  E mentre i poliziotti penitenziari continuano a subire aggressioni e a denunciare invano, il sistema carcerario italiano sprofonda sempre di più in una crisi che sembra non avere fine. È ora che le istituzioni prendano atto della gravità della situazione e agiscano di conseguenza. Basta con le promesse vuote, basta con l’indifferenza: servono interventi concreti e immediati per riportare l’ordine e la sicurezza nelle carceri italiane. Se non si interviene ora, il rischio è che la situazione sfugga definitivamente di mano, con conseguenze imprevedibili e potenzialmente devastanti.