Cagliari - L'incrocio tra Viale Monastir e Via Ticca è tornato, ancora una volta, a essere teatro di un dramma. Un luogo già macchiato dal sangue di precedenti incidenti, dove il destino sembra insistere nel mettere alla prova la fragilità umana. Ieri, in pieno giorno, un motociclista di appena trent'anni ha incontrato lì la sua sorte: un destino crudele, che ha preso la forma di un’auto in arrivo dall’altra parte della strada.
L’impatto è stato violento, senza scampo per il giovane centauro, che ha trovato la sua corsa interrotta bruscamente contro il duro asfalto. Una scena che ha lasciato i presenti senza fiato, con il corpo del motociclista disteso, immobile, in un silenzio rotto solo dall’arrivo rapido delle sirene. Il personale del 118 ha operato con la tempestività che la situazione richiedeva, trasportando il giovane all’ospedale in codice rosso. Le sue condizioni sono gravi, sì, ma c’è ancora una speranza: non è in pericolo di vita.
Il prezzo da pagare è alto, tuttavia. Una frattura complessa, che richiederà mesi di riabilitazione, e una mano ferita gravemente, da cui è fuoriuscito troppo sangue. Un prezzo che, come sempre in questi casi, fa riflettere sulla vulnerabilità di chi si trova in sella a una moto, esposto a un mondo dove un semplice errore, o forse solo un destino malevolo, può spezzare tutto.
La Polizia Locale è intervenuta prontamente per fare chiarezza sulla dinamica dell’incidente. Un’altra storia di sangue si aggiunge al curriculum di quell’incrocio maledetto, già segnato da troppi episodi simili. Più pattuglie sono state necessarie per gestire un traffico che, in quelle ore, era diventato uno specchio della confusione e della paura.
Non è la prima volta che Cagliari piange su queste strade, eppure, ogni volta, è come se fosse la prima. Ci si domanda se il prossimo sarà l'ultimo, se si potrà finalmente porre fine a questa scia di dolore. Ma le domande restano sospese, come quelle vite che, per un attimo, si fermano prima di riprendere la corsa, consapevoli che la strada è un giudice severo, e a volte, purtroppo, implacabile.
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