Sequestro del Beach Club A-Mare: tensioni e polemiche a Alghero, la politica sotto accusa

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  È passato ormai qualche giorno dal sequestro del Beach Club A-Mare in località Calabona, ma le polemiche non accennano a placarsi. L'8 agosto, i Carabinieri, su ordine della Procura di Sassari, hanno posto i sigilli allo stabilimento balneare, segnando l'ultimo capitolo di una vicenda che da mesi tiene in sospeso la comunità imprenditoriale di Alghero. La motivazione ufficiale è quella di abuso edilizio, ma dietro questa accusa si cela una realtà ben più complessa, fatta di norme contestate, concessioni demaniali contestate e provvedimenti amministrativi sospesi. 

  Solo pochi giorni prima del sequestro, il Comune di Alghero aveva emesso un provvedimento che impediva l'avvio dell'attività balneare, giudicando non ammissibile la concessione demaniale su cui si basa l’intera operazione. In risposta a queste azioni, la società Bagni del Corallo, proprietaria del Beach Club, ha reagito in modo deciso, presentando una denuncia alla Procura della Repubblica di Sassari. I legali della società contestano la competenza dell’ufficio edilizia privata in materia, sostenendo che la questione spetterebbe al demanio regionale. Ora, il destino dello stabilimento è nelle mani del tribunale amministrativo regionale, che ha già sospeso il provvedimento comunale e rinviato ogni decisione definitiva a maggio 2025. Nel frattempo, la comunità algherese si interroga sulle responsabilità e sulle conseguenze di questa vicenda. Marco Tedde, ex sindaco di Alghero e attuale Consigliere Comunale, ha manifestato le sue perplessità, criticando l'assenza di un intervento tempestivo da parte dell’amministrazione comunale. “Pur nel rispetto dei poteri di indagine degli inquirenti, non si può non esprimere perplessità per questa vicenda tormentata,” ha dichiarato Tedde, “Ciò che emerge con chiarezza, e che amplifica le nostre preoccupazioni, è l’assenza del sindaco e dell’amministrazione ai quali chiediamo di battere un colpo, ovviamente di tipo politico-amministrativo.” Le parole di Tedde trovano riscontro anche in altri esponenti locali, come Franco Calvia e Andrea Delogu, che chiedono alla maggioranza comunale di prendere una posizione chiara. “Questa maggioranza dovrà pur dire qualcosa,” sostiene Calvia, mentre Delogu aggiunge: “Un imprenditore non può vivere con una spada di Damocle che a una settimana dal Ferragosto ti chiude l’attività.” La situazione, dunque, resta tesa e incerta, con decine di lavoratori che vedono sfumare la stagione estiva e un’intera comunità imprenditoriale che si sente abbandonata dalle istituzioni. L’assenza di regole chiare e l’inerzia amministrativa stanno generando un clima di sfiducia, dove chi fa impresa si trova a navigare in acque sempre più insidiose. La politica, chiamata in causa con forza, non può più rimanere in silenzio. 

  A tre giorni dal sequestro, la domanda che tutti si pongono è se davvero si poteva fare qualcosa per evitare questa situazione e perché si è atteso tanto a intervenire. In un contesto dove la confusione regna sovrana, è forse il momento che le istituzioni locali prendano finalmente una posizione chiara e responsabile, per evitare che vicende simili si ripetano in futuro.