Profondo Blu: Il mostro di Foligno

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  Purtroppo è una storia vera. Siamo negli anni '90, un periodo in cui la provincia di Perugia, e in particolare il piccolo borgo di Casale, a pochi chilometri da Foligno, viene avvolta da un'ombra nera. Una di quelle ombre che non si dissolvono con il sole del mattino, ma che si radicano nei cuori e nelle menti di chi, quella notte, ha perso ogni certezza. Simone Allegretti, un bambino di soli 4 anni, scompare senza lasciare traccia. Un attimo prima è lì, con i suoi giochi, i suoi sorrisi, e l'attimo dopo... il vuoto. La comunità, sconvolta, si mobilita immediatamente.

  Le ricerche iniziano febbrili, con la speranza che il piccolo possa essere trovato sano e salvo. Ma quella speranza si spegne presto, con la freddezza di un messaggio trovato in una cabina telefonica a Foligno. Un biglietto, poche parole, ma pesanti come macigni: “Il corpo di Simone si trova lungo la strada che collega Casale a Scopoli. Non cercate impronte nel foglio, non sono così stupido. Colpirò ancora. Il mostro.” Foligno è scossa, incredula. Come può qualcuno giocare così con la vita di un bambino? Eppure, il macabro avvertimento si rivela tristemente veritiero. Il corpo di Simone viene ritrovato esattamente dove il mostro aveva indicato. Un piccolo angelo strappato alla vita, senza motivo, senza pietà. Ma l'incubo non è finito. Passano dieci mesi, dieci lunghi mesi di paura e incertezza, e un altro bambino scompare. Lorenzo Paolucci, 13 anni, sparisce improvvisamente, gettando nuovamente il paese nel terrore. Lo cercano ovunque, ma ancora una volta il destino è crudele. Lorenzo viene ritrovato, privo di vita, con sei fendenti al collo, un segno indelebile della ferocia del mostro. Gli inquirenti capiscono subito di avere a che fare con un assassino seriale, qualcuno che prende di mira i più innocenti, i bambini. È una caccia all'uomo, una corsa contro il tempo per fermare una bestia che sembra godere del dolore che infligge. E poi, finalmente, una traccia. 

  Tracce di sangue portano a una casa, quella dei coniugi Chiatti. E lì, dietro un'apparenza di normalità, si nasconde il male. Luigi Chiatti, un ragazzo all'apparenza tranquillo, un volto d’angelo, partecipa persino alle ricerche dei bambini, come se fosse uno di loro. Ma è proprio lui, il Mostro di Foligno. Non ci saranno interrogatori duri, non ci sarà bisogno di pressioni. Luigi confessa tutto, con una freddezza che ghiaccia il sangue nelle vene. Racconta come ha ucciso quei bambini, i dettagli agghiaccianti che lasciano senza parole, mentre i genitori delle vittime ascoltano, impietriti, quella voce che distrugge ogni speranza di pace. Condannato a due ergastoli con l’aggravante della crudeltà, Luigi Chiatti rimarrà per sempre nell’immaginario collettivo come il Mostro di Foligno. Nel 2018, scrive una lettera ai parenti delle vittime: “Se potessi tornare indietro non rifarei mai quello che ho fatto, perché quello che ho fatto è distruzione della vita. Scusatemi.” Ma a quella richiesta di perdono, non ci fu mai risposta. E forse, non poteva esserci. Perché ci sono ferite che non si rimarginano, cicatrici che nessun tempo può guarire.