La Sardegna brucia. Ancora una volta, l’isola si trova a combattere contro un nemico antico e implacabile: il fuoco. Quello stesso fuoco che, anno dopo anno, divora i boschi, le campagne e spesso, purtroppo, minaccia anche le case e le vite umane. Oggi sono stati diciotto i roghi che hanno devastato il territorio sardo, un bollettino di guerra che sembra non conoscere tregua.
La giornata è stata particolarmente dura, non solo per chi ha visto le fiamme avvicinarsi pericolosamente alla propria casa, ma anche per gli uomini del Corpo forestale, impegnati in una lotta estenuante contro un nemico che si nutre del caldo torrido e dell'incuria umana. Due di loro, mentre combattevano contro il fuoco a Siligo, in località Padronos, hanno accusato un malore, stroncati dal calore insopportabile e dal fumo denso che rendeva l'aria irrespirabile. Sono stati trasportati d'urgenza all'ospedale di Ozieri, e lì, mentre venivano sottoposti agli accertamenti medici, la battaglia contro le fiamme continuava senza sosta.
Per domare gli incendi, non bastano più le squadre a terra. In tre casi, è stato necessario far intervenire anche i mezzi aerei: elicotteri e Canadair che sfrecciano nel cielo della Sardegna, gettando dall'alto il loro prezioso carico d'acqua nella speranza di fermare l'avanzata delle fiamme.
A Siligo, dove i due forestali si sono sentiti male, sono stati mobilitati elicotteri dalle basi di Bosa e Anela, un Super Puma da Alà dei Sardi e un Canadair proveniente da Olbia. Una mobilitazione degna di una guerra, perché è di questo che si tratta: una guerra contro il fuoco, contro il destino avverso, contro la nostra stessa incapacità di proteggere questo territorio unico e fragile.
E mentre le fiamme infuriavano a Siligo, altri incendi divampavano a Orroli, quattro in totale, devastando località dai nomi antichi come Su Motti, Sa Serra, Is Crastus e Terra e Cacchius. Qui, la lotta contro il fuoco è stata coordinata dai coraggiosi uomini della Stazione del Corpo forestale di Escalaplano e Isili, supportati da un'armata di elicotteri e Canadair, oltre a due velivoli dell'Aeronautica militare. Il cielo della Sardegna è stato solcato incessantemente dai mezzi di soccorso, in una danza disperata per salvare il salvabile.
A Burgos, in località Nuraghe Pala, il copione si è ripetuto: fiamme, fumo e il coraggio dei forestali della Stazione di Bono e Benetutti, supportati dagli elicotteri della base di Anela. È una scena che si ripete ogni estate, con la stessa drammatica intensità, e che lascia dietro di sé una scia di distruzione e di dolore.
E così, la Sardegna brucia ancora. Un’isola di rara bellezza, che ogni estate si trasforma in un campo di battaglia, dove gli uomini in verde combattono contro un nemico invisibile, subdolo, che si insinua nelle sterpaglie, nei boschi, nei cuori dei sardi, lasciando dietro di sé solo cenere e desolazione.
Ci si domanda quando tutto questo finirà, quando riusciremo a spezzare questo ciclo infernale che ogni anno ci ricorda quanto siamo piccoli di fronte alla forza della natura, ma anche quanto siamo colpevoli di non fare abbastanza per prevenire, per proteggere, per conservare.
E mentre gli ultimi focolai vengono domati, il pensiero va a quei due forestali che, oggi, hanno rischiato la vita per difendere la loro terra. Una terra che merita di essere amata, protetta, rispettata, non solo quando le fiamme si alzano, ma ogni giorno, per evitare che il fuoco torni a divorarla, come un mostro antico che si risveglia con il primo caldo estivo.