Tortolì, un pomeriggio di sole si è trasformato in una tragedia. Anna Laura Pilia, una bimba di soli dieci anni, ha perso la vita durante una lezione di vela, un'attività che per molti giovani rappresenta il contatto con la natura, la scoperta del mare, il piacere della libertà. Ma per Anna Laura, quel mare che doveva essere un compagno di giochi è diventato una trappola fatale.
Ieri, nel primo pomeriggio, è stata effettuata l'autopsia sul corpo della piccola. L'esame, condotto dall'anatomopatologa Michela Laurenzo, è durato oltre cinque ore, un tempo che riflette la complessità e la delicatezza del caso. Alla fine, la verità che tutti temevano è stata confermata: Anna Laura è morta per annegamento. Non c'erano segni di lesioni, nessuna violenza, solo la crudele semplicità di un incidente che ha strappato la vita a una bambina.
Anna Laura indossava il giubbottino di salvataggio, come prescritto dalle regole di sicurezza, ma non è bastato. Forse è rimasta impigliata in una cima, una di quelle funi che solcano le vele e che, in un attimo, possono diventare un pericolo mortale. È una morte che fa male, perché arriva inaspettata, nel mezzo di un'attività che dovrebbe essere sinonimo di gioia e di crescita.
Il mare, che per molti è una fonte di vita e di ispirazione, in questo caso ha mostrato il suo volto più spietato. Non ci sono parole che possano lenire il dolore dei familiari, ai quali è stato restituito il corpo della piccola dopo l'esame. Un corpo che porterà per sempre il segno di una vita spezzata troppo presto.
Le indagini sull'incidente sono ora nelle mani della Guardia Costiera di Arbatax, sotto la guida del Tenente di Vascello Mattia Caniglia. Sarà loro il compito di ricostruire nei dettagli quel maledetto pomeriggio, di capire come sia stato possibile che una lezione di vela si trasformasse in una tragedia. Ma qualunque sia il risultato delle indagini, nulla potrà restituire Anna Laura alla sua famiglia, né dissipare il senso di vuoto che lascia una simile perdita.
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