Questa volta, la commedia all'italiana ha superato se stessa. Siamo alle comiche finali: i Sardi, con il loro spirito ribelle e indipendente, dicono no all’eolico. E come reagiamo noi, figli del Bel Paese? Chiediamo all'Europa di fare la voce grossa con i suoi stessi abitanti. Sì, avete capito bene. Elettricità Futura ha presentato una denuncia alla Commissione europea per avviare una procedura di infrazione contro la Sardegna. Il motivo? Una moratoria di 18 mesi sulla realizzazione di nuovi impianti di produzione e accumulo di elettricità da fonti rinnovabili.
Ridiamoci su, perché altrimenti c'è solo da piangere. Elettricità Futura sostiene che questa moratoria sia in insanabile contrasto con l'intero quadro giuridico europeo, da far impallidire qualsiasi contenzioso legale.
Parliamo del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, della Carta dei diritti fondamentali e della Direttiva Red. Questa moratoria sarebbe un oltraggio così grave da meritare l'intervento delle alte sfere europee, come se i sardi fossero una banda di delinquenti che minacciano la pace energetica del continente.
Eppure, guardiamo la situazione con un po' di sano realismo. La moratoria, istituita con la legge regionale 5 del 2024, altro non è che una pausa di riflessione. Una boccata d’aria in un contesto dove gli interessi delle grandi lobby energetiche si scontrano con la realtà quotidiana delle comunità locali. Ma guai a dirlo a Elettricità Futura. Il suo presidente, Agostino Re Rebaudengo, vede nell’impugnazione della moratoria da parte del governo un segnale di speranza per tutte le Regioni. Una chiamata alla responsabilità per sviluppare quei benedetti impianti rinnovabili.
Ecco, vorrei tanto poter vedere la faccia di Re Rebaudengo mentre pronuncia queste parole. Parla di responsabilità e sviluppo, come se piantare una fila di turbine eoliche fosse un gioco da ragazzi, un atto di amore verso il territorio. E invece, è un atto di forza, una prepotenza travestita da progresso.
Re Rebaudengo non si ferma qui.
Denuncia anche gli ultimi provvedimenti del Governo – il Dl Agricoltura, il Dm Aree Idonee e il Decreto legislativo sulle rinnovabili – come ostacoli al raggiungimento del target rinnovabili 2030. È incredibile, dice, l'ostinazione del nostro Paese nel frenare la transizione energetica. Quasi un'eresia, questa resistenza, in un mondo che corre verso la neutralità climatica.
Ma guardiamoci negli occhi: chi sta davvero ostacolando chi? Da una parte, le Regioni e le Soprintendenze che cercano di proteggere il loro territorio; dall’altra, le grandi compagnie energetiche che vedono in ogni collina, in ogni spiaggia, un’opportunità di profitto. E in mezzo, noi cittadini, spettatori impotenti di un teatro dell’assurdo.
Che dire, dunque? Forse è il caso di smetterla con le comiche e iniziare a prendere sul serio le preoccupazioni dei sardi. L’energia rinnovabile è il futuro, ma non a costo di calpestare i diritti delle comunità locali. La vera sfida è trovare un equilibrio, una via di mezzo tra progresso e rispetto. E questo, purtroppo, è un concetto che a molti sembra sfuggire.