Spiagge sarde depredate: La rete di conchiglie dei turisti piemontesi

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È successo di nuovo. Ancora una volta, le splendide spiagge della Sardegna sono state prese di mira dai turisti con un discutibile senso del souvenir. Questo pomeriggio, al porto di Olbia - Isola Bianca, gli agenti della Security dell'Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sardegna hanno fermato una coppia di turisti provenienti dalla provincia di Vercelli. Destinazione: Genova. Ma non prima di aver prelevato illegalmente 1,3 kg di conchiglie dalle incantevoli spiagge di Badesi, nel Nord Sardegna. La scoperta è avvenuta durante le consuete ispezioni ai passeggeri in imbarco. Le conchiglie, accuratamente confezionate in un sacco di plastica, erano state nascoste nel bagagliaio dell'auto. Il materiale sequestrato è stato immediatamente consegnato alla sezione operativa territoriale di Olbia dell'Agenzia delle Dogane per le necessarie attività d'ufficio. Ai turisti non è restato che affrontare le inevitabili sanzioni. 

  Questa ennesima vicenda non può che suscitare un moto di esasperazione. Non è la prima volta, e probabilmente non sarà l'ultima, che le nostre spiagge vengono depredate da chi sembra incapace di comprendere la gravità del proprio gesto. Le conchiglie, infatti, non sono semplici souvenir da esibire in salotto, ma parte integrante di un ecosistema delicato che, se violato ripetutamente, rischia di subire danni irreparabili. Viene da chiedersi cosa passi per la testa di questi visitatori. È mai possibile che, in pieno 2024, ci sia ancora chi pensa che portarsi via pezzi di Sardegna sia un'idea brillante? Forse, dietro queste azioni c'è una profonda ignoranza, un'incapacità di comprendere che le bellezze naturali non sono lì per essere saccheggiate, ma per essere ammirate e rispettate.

  Il fenomeno è diventato un vero e proprio tormentone estivo. Ogni anno, si registrano casi di turisti beccati con le mani nel sacco, anzi, con le conchiglie nel sacco. E ogni anno, le autorità sono costrette a intervenire, a sequestrare il materiale trafugato e a infliggere sanzioni che, purtroppo, sembrano avere un effetto deterrente limitato. Forse è il momento di alzare ulteriormente la voce, di intensificare le campagne di sensibilizzazione, di far capire una volta per tutte che la Sardegna non è una riserva da saccheggiare, ma un patrimonio da tutelare. E chissà, magari un giorno vedremo una riduzione di questi episodi deplorevoli. Fino ad allora, non ci resta che vigilare, sanzionare e sperare che il messaggio arrivi, forte e chiaro, a chi ancora non l'ha capito.