L'estate dei 'cafoni del mare' è iniziata con un'invasione sfacciata e sfrontata delle coste protette dell'Arcipelago de La Maddalena. Un angolo di paradiso, preservato come riserva integrale del Parco nazionale, è stato violato da un gruppo di vacanzieri che, incuranti delle leggi e dei divieti, hanno trasformato la tranquillità dell'isola di Soffi in una sagra del cattivo gusto.
L'episodio è avvenuto a poche miglia dalla Costa Smeralda, un santuario naturale ora profanato da una quindicina di persone che, come moderni barbari, hanno sbarcato tavoli, ombrelloni, lettini, casse frigo e persino giochi per bambini. Hanno scaricato questo arsenale di villeggiatura utilizzando un tender che ha fatto ripetute spole tra uno yacht di 30 metri, ormeggiato in rada, e la riva della spiaggia. Non mancava neanche una waterbike, a testimonianza di un'ostentazione arrogante e priva di qualsiasi rispetto per l'ambiente circostante.
A immortalare questa disgustosa scena è stato Giampaolo Barceloneta, giornalista del programma tv "Agenti 0010".
Le immagini diffuse hanno sollevato un'ondata di indignazione, culminata nella segnalazione alla Capitaneria di Porto. Tuttavia, la questione va ben oltre una semplice segnalazione. Questo episodio è il simbolo di un'arroganza senza limiti, di una classe di nuovi ricchi che si sente in diritto di calpestare le regole e l'ambiente per il proprio piacere.
Questi 'cafoni del mare', presumibilmente di origine araba secondo le prime indiscrezioni, rappresentano il volto peggiore di un turismo che vede nella Sardegna non una terra da rispettare e preservare, ma un terreno di gioco per i loro capricci. La violazione delle isole protette non è solo un reato ambientale, ma un atto di prepotenza che calpesta il senso civico e l'amore per la natura.
La domanda sorge spontanea: cosa spinge queste persone a credersi superiori alle leggi? Forse il denaro, che dà l'illusione di poter comprare tutto, anche il diritto di distruggere ciò che è di tutti.
Forse l'ignoranza, che acceca e rende incapaci di comprendere il valore di ciò che si calpesta. O forse, semplicemente, la mancanza di rispetto per tutto ciò che non rientra nel proprio mondo dorato.
La Sardegna, con la sua bellezza selvaggia e incontaminata, non merita questo scempio. Non è un parco giochi per i ricchi annoiati, ma un patrimonio naturale che deve essere difeso con ogni mezzo. È ora di dire basta a questa arroganza, di far capire che le leggi valgono per tutti, e che la natura non è un lusso da consumare, ma un bene prezioso da custodire. E che la Sardegna non è in vendita.
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