di Mauro Orrù
Sta bene, ha lasciato la rianimazione per una stanza dell’ortopedia all’ospedale di Olbia, Paolo Derosas, l’uomo che la mattina del 12 settembre aveva perso la gamba sinistra nell’incidente avvenuto in viale Aldo Moro ad Olbia mentre con la sua bicicletta era stato investito da un autobus cittadino.
Nel lettino dell’ospedale ci ha accolto con il suo proverbiale sorriso. Paoletto è molto conosciuto in città. Il 72 enne, sposato e padre di 5 figli, in pensione da pochi anni dopo aver lavorato nell’azienda che gestisce i servizi cimiteriali di Olbia, lo si vedeva spesso in bicicletta. “Tutta la vita che la uso e non mi è successo mai nulla e ora - fa una pausa mentre allarga le braccia - ho perso la gamba”. Parla senza disperarsi. Ha un buon carattere, positivo ed estroverso. Ha accettato dal primo momento la sua menomazione. Non è mai svenuto, non ha perso conoscenza neanche per un secondo, è stato lucido e cosciente anche quando - come ci ha raccontato - ha raccolto da terra il proprio piede.
“Io ero davanti all’autobus - dice rivedendo il film di quel terribile giovedì .
Ero uscito di casa (abita nella parte alta di viale Aldo Moro) in bicicletta perché dovevo fare dei documenti. Ad un certo punto un autobus mi ha affiancato. Io mi sono visto in mezzo tra le macchine parcheggiate a destra e il bus. Mi ha stretto. Ero schiacciato tanto che il manubrio ha cominciato a sbattere a sinistra e a destra. Non c’era spazio, e prendevo colpi fino a che non ho messo i piedi in terra. E’ in quel momento che l’autobus mi ha tranciato il piede passandomi sopra con la ruota. Di colpo mi sono trovato in terra e ho visto il mio piede staccato. L’ho preso in mano e ho capito quanto era grave l’incidente. Poi è arrivata tanta gente per aiutarmi e il bus si è fermato più avanti. C’era molto sangue e tutti mi dicevano di stare tranquillo. E’ arrivata l’ambulanza e poi mi hanno operato, ma non c’è stato nulla fare”.
Siamo rimasti senza fiato ad ascoltare il suo lucidissimo racconto. Nella stanza c’era un paziente nell’altro lettino, la moglie, due dei figli e alcuni parenti. Nessuno commentava. Dunque Paolo Derosas non finito sotto le ruote posteriori come si pensava in un primo momento. Non ha perso l’equilibro cadendo rovinosamente. E’ riuscito a mettere i piedi in terra dopo che, con la fiancata, il bus ha colpito il manubrio della sua bicicletta.
Ma era talmente vicino che la ruota posteriore destra del mezzo gli è passato sopra il collo del piede. In quel terribile momento l’uomo non ha emesso un urlo e non si è disperato vedendo tutto quel sangue. “Il piede era tutto maciullato - aggiunge - era impossibile recuperarlo”. Il resto è la storia di un tentativo disperato di reimpiantargli l’atro. L’amputazione è partita sopra al ginocchio. Un racconto pazzesco messo in fila senza nessuna esitazione né commozione. Il suo racconto è semplice, ordinato e anche consapevole. Ha perfettamente coscienza di tutto quello che e successo ma, e qui ci sembra di cogliere la straordinaria caratura della sua fortissima personalità, se n’è già fatto una ragione. Un uomo di altri tempi con una tempra d’acciaio a cui tutta la città augura una pronta guarigione. Ieri è andato a trovarlo il presidente dell’Aspo, l’azienda municipalizzata che cura il servizio dei trasporti ad Olbia, Luciano Lombardo. Paolo Derosas ha un sorriso e una buona parola per tutti e in corsia gli vogliono tutti bene. Appena ci saranno le condizioni comincerà la riabilitazione e poi si potrà parlare di protesi. L’augurio è che presto ritorni a camminare e, se sarà possibile, anche a riprendere a muoversi con la sua inseparabile bicicletta.
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