Energia: Gli accordi di Pirro tra regione e stato italiano

-
  Dopo anni di colpevole latitanza, lo Stato italiano ha finalmente emanato un decreto per stabilire i criteri con cui le Regioni dovranno scegliere le “aree idonee” per le centrali elettriche rinnovabili. Un atto dovuto, ma tardivo, che ha permesso una selvaggia speculazione energetica. Tuttavia, per noi indipendentisti della Costituente Indipendentista, questa mossa cambia poco: il saccheggio del territorio sardo e la negazione della sovranità delle istituzioni sarde continuano imperterriti, poiché le decisioni della RAS necessitano comunque dell’approvazione del Ministero italiano, anche quando coinvolgono beni culturali. Il nostro indipendentismo ha sempre operato secondo criteri di sostenibilità e pragmatismo ecologico, ben distinti dall’ambientalismo di facciata che maschera speculazioni di ogni sorta. La transizione ecologica che desideriamo deve rispondere agli interessi delle comunità e alle necessità dei popoli, non a una politica energetica centralista. Questo accordo tra Regione Autonoma e Stato è un vero e proprio accordo di Pirro: non risolve nulla, non affronta il problema alla radice, non fissa limiti massimi di produzione energetica e non regola gli impianti in via di autorizzazione. Da vent’anni proponiamo un Piano Sardo dell’Energia per fermare l’assalto al territorio, promuovere la comproprietà pubblica degli impianti, e garantire una Sardegna autosufficiente ed efficiente dal punto di vista energetico. Come il nostro storico attivista Antonio G. Meloni ha sempre sostenuto, il problema energetico sardo non è tecnologico, ma strategico. Le istituzioni agiscono in modo disorganico, sovrapponendo decisioni estemporanee: potenziamento delle rinnovabili, distribuzione del gas, conservazione delle centrali a carbone, efficienza energetica e difesa delle attività energivore.

  È necessario definire obiettivi a medio-lungo termine e azioni concrete, partendo dalle risorse del nostro territorio. Autosufficienza energetica: La Sardegna non dispone di combustibili fossili significativi. Puntare sulle rinnovabili non è idealismo ecologista, ma pragmatismo puro. Stabilità ed efficienza energetica: Ottimizzare l’efficienza è cruciale. Minore sarà l’energia necessaria, più sarà possibile produrla localmente a costi ragionevoli, sfruttando anche l’interconnessione con altre nazioni. Ruolo delle istituzioni: La RAS dovrebbe promuovere l’efficientamento energetico degli edifici, adottando standard tecnici specifici per la Sardegna. Incentivare l’installazione di impianti solari elettrici e termici per famiglie meno abbienti e edifici pubblici. Supportare la creazione di comunità energetiche locali e impianti rinnovabili di grande taglia in aree industriali, con partecipazione pubblica-privata e azionariato popolare. Studiare la reale necessità delle centrali fossili, riconvertendole in turbogas, tecnologia compatibile con un sistema a maggioranza rinnovabile. Modificare il calcolo del prezzo dell’energia elettrica su base statale, che penalizza regioni come la Sardegna con una significativa componente rinnovabile. Abbandonare il progetto di metanizzazione della Sardegna, puntando sull’elettrificazione dei consumi. Investire nella revisione della rete elettrica sarda, attualmente vicina al limite tecnico. Garantire accesso al credito per le aziende sarde per investimenti nell’efficientamento e autoproduzione energetica. Ottimizzare l’uso delle centrali idroelettriche come sistemi di accumulo per i surplus di energia rinnovabile. Urgenti provvedimenti per la tutela del paesaggio e il completamento del PPR delle zone interne. La questione energetica in Sardegna necessita di una visione chiara e di una strategia concreta, lontana dalle decisioni calate dall’alto e disorganiche che hanno caratterizzato il passato.