Concorsi sotto accusa: Elite politica e amministrativa sarda davanti al Gup

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  Nel labirinto giudiziario che sembra avvolgere come un'ombra minacciosa i palazzi del potere in Sardegna, un nuovo capitolo si è aperto nelle aule di giustizia di Cagliari. Ventuno persone, una lista che suona come un registro d’onore rovesciato della politica isolana, si trovano sotto l'incudine della Procura. 

  Tra loro, non figure marginali, ma pilastri del recente governo regionale: l'ex Governatore Christian Solinas, la sua vice Alessandra Zedda e il consigliere regionale sardista Nanni Lancioni, oltre a un cospicuo numero di imprenditori e dirigenti di spicco. La questione è tanto grave quanto classica: l'accusa mossa è quella di aver tentato di manipolare i concorsi pubblici, mediante le nomine ad arte dei commissari di esame.

  Un tentativo, secondo gli inquirenti, di disegnare il futuro amministrativo dell'isola non attraverso il merito, ma tramite fili invisibili tirati dalle stanze del potere. Oggi, di fronte al Giudice per le Udienze Preliminari Roberto Cau, nessuno degli imputati ha optato per il rito abbreviato, una scelta che potrebbe sembrare un attestato di sfida o forse una scommessa su un processo pubblico, dove le carte si mostrano aperte. Il giudice Cau ora detiene il gravoso compito di decidere se ci sia abbastanza sostanza per rinviare a giudizio queste 21 figure, con l'udienza prossima fissata al 4 luglio. Mentre l'ex maggioranza si ritrova a fronteggiare non più le urne, ma le aule giudiziarie, la Sardegna osserva, attenta e forse cinica, questo teatro politico-amministrativo trasformato in arena giudiziaria. 

  Il processo promette di essere non solo un verdetto su individui, ma un giudizio più ampio sulla natura stessa della governance nella regione. Al di là delle eventuali colpe individuali, resta il sospetto corrosivo che le prassi amministrative possano essere state deviate non per il bene comune, ma per interessi particolari e particolaristici. La questione, quindi, oltrepassa il semplice scandalo o il fatto di cronaca; si erge a simbolo di un sistema che forse necessita di una rifondazione, basata su trasparenza e merito, affinché la fiducia nei pubblici meccanismi di selezione sia restaurata. Per ora, rimaniamo a guardare, aspettando che la giustizia faccia il suo corso, ponderando il peso della verità che si svelerà a luglio.