Il vampirismo economico di Teulada: Tra sviluppo e spreco della natura

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  Eccoci di nuovo qui, a parlare della spiaggia di Tuerredda, quel gioiello della natura che da anni si trova stretto nella morsa del progresso economico che, si sa, non fa prigionieri. Ma chi l'ha detto che per lavorare bisogna per forza vendere l'anima al diavolo della speculazione o del turismo di massa? In fondo, anche noi siamo figli di madre natura e se continuiamo a maltrattarla, ci troveremo tutti a pagare un conto molto salato.

  A Tuerredda, le scelte sono come quelle di un brutto film: o ti mangia la speculazione immobiliare con i suoi mostri di cemento a pochi passi dal mare, ancora in piedi nonostante le battaglie legali, o ti rovina la tanto decantata energia eolica, che per essere installata necessita di sbancare tutto e di più. 

  E poi c'è il turismo, quello impazzito, con le sue legioni di ombrelloni, chioschi e tavolate, che trasformano una spiaggia in una sorta di parco giochi commerciale senza anima né rispetto. Oh, ci hanno provato a limitare il danno con il famoso "numero chiuso" dei bagnanti nell'estate del 2020, ma le buone intenzioni si scontrano sempre con la realtà. E la realtà è che di Tuerredda fanno un macello, per usare un termine gentile. 

  Ora, ci troviamo di fronte a una nuova "aggressione", come la chiamano, per un evento misterioso, con palco, rumore e una folla che, francamente, non ha nulla a che vedere con il preservare un luogo così delicato. Ma ecco la parte più gustosa: non c'è traccia di un bando pubblico che giustifichi tutto questo trambusto, come invece imporrebbe la legge. E nonostante le proroghe regionali, siamo tutti ben consapevoli che certe concessioni hanno già esaurito la loro legittimità. 

  La spiaggia di Tuerredda, come ricorda la normativa, non è un bancone da bar da affittare al miglior offerente per farci su un evento. È un bene demaniale, tutelato da vincoli paesaggistici e ambientali che non sono suggerimenti, ma obblighi. Il Gruppo d'Intervento Giuridico ha fatto bene a sollevare il caso e a tirare in ballo perfino la Procura della Repubblica. Di fronte all'illegalità e all'arroganza di chi pensa di poter fare ciò che vuole, è giusto chiedere conto e ragione. La natura non è una risorsa da spremere fino all'ultima goccia, è un patrimonio da custodire, rispettare e valorizzare, non solo per noi ma per le generazioni future.

  Tuerredda non deve morire sotto i colpi di chi vede solo euro dove ci sono alberi, sabbia e mare. Deve essere un esempio di come si può e si deve lavorare insieme, rispettando il modello produttivo della ricchezza senza distruggere ciò che abbiamo di più prezioso. Perché, signori miei, se la natura decide di presentarci il conto, sarà salato per tutti, e non ci saranno scuse che tengano.