Le pensioni da fame degli agricoltori sardi: Una vergogna nazionale

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  Gli agricoltori sardi sono ridotti alla fame. La Sardegna ricordiamo essere già dall'epoca degli antichi romani uno dei cosiddetti tria frumentaria subsidia rei publicae, una delle tre principali fonti di approvvigionamento del grano, e ora una delle fonti primaria dell'agricoltura italiana- Ora i suoi infaticabili lavoratori vengono fiaccati da un nemico più insidiosa della grandine, quasi una tempesta silenziosa che sta devastando la vita di coloro che hanno dedicato un'intera esistenza a nutrire il paese: la repubblica italiana che offre loro una misera pensione dopo anni di fatica passati a nutrirla. 

  L'Associazione Agricola Centro Studi Agricoli, guidata dal combattivo Tore Piana, lancia un grido di allarme che dovrebbe far vergognare chiunque sieda nelle poltrone del potere. "Pensioni degli agricoltori da fame non raggiungono i 640 euro al mese dopo 44 anni di contributi versati" è un'accusa che suona come un pugno nello stomaco della coscienza nazionale. Le cifre parlano chiaro e sono crudeli: l’89% degli agricoltori attivi oggi in Sardegna, dopo una vita di duro lavoro, si troverà a vivere con meno di 640 euro mensili, una cifra che in alcuni casi non supera nemmeno i 276 euro. Piana denuncia una realtà che è una distorsione e un'ingiustizia e sottolinea con forza che questa situazione "azzera drasticamente il ricambio generazionale nel comparto agricolo sardo".

  Di fronte a queste prospettive, non sorprende che i giovani voltino le spalle alle campagne, in cerca di un futuro dignitoso altrove. Il panorama descritto è quello di un settore abbandonato dalle politiche nazionali, con agricoltori che continuano a "arrangiarsi" sui campi nonostante l'età avanzata, spinti dalla disperazione di non riuscire a garantire un minimo di stabilità economica. È una vergogna che un cittadino italiano a 67 anni possa percepire una pensione sociale di 543 euro al mese senza aver mai versato un contributo, mentre un agricoltore con 43 anni di versamenti arrivi a stento a 640 euro. Piana non fa sconti e punta il dito contro le riforme previdenziali passate, che hanno "sottratto ai pensionati qualcosa come 900 miliardi di Euro". 

  La sua proposta? Una pensione aggiuntiva di base che garantirebbe una pensione dignitosa di almeno 1.200 euro al mese. È una richiesta di giustizia fondamentale, un diritto che va riconosciuto a chi ha dedicato la vita alla terra. Il Centro Studi Agricoli si appresta a lanciare una petizione rivolta ai parlamentari sardi e alla Presidente del Consiglio dei Ministri, chiedendo che si facciano promotori di una proposta di legge che non può più aspettare. La situazione è critica, e il tempo delle mezze misure è finito. "Gli agricoltori sardi e italiani che vivono sotto la soglia di povertà sono quasi 5 milioni", e tra questi molti hanno lavorato una vita intera nei campi. Questo dramma umano e sociale richiede una risposta immediata. È ora di agire, e ogni giorno di ritardo è un altro giorno di ingiustizia per gli agricoltori che hanno costruito il nostro paese. La politica deve smetterla di girarsi dall'altra parte e iniziare a guardare in faccia la realtà di queste persone, che hanno diritto a più di una vecchiaia nella miseria. Piana e il suo team stanno facendo la loro parte, ma senza un intervento deciso e immediato da parte del governo, il futuro dell'agricoltura sarda, e italiana, è a rischio di estinzione.