Michela Murgia e l’Italia del “nuovo fascismo”: Una critica al sapore di memoria

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  In un Paese che tende spesso a dimenticare troppo in fretta, Michela Murgia ci ricorda che il passato è sempre pronto a bussare alla porta, magari vestito di nuovo. Nel suo libro postumo, “Ricordatemi come vi pare”, che La Repubblica ci anticipa con un estratto incisivo, la scrittrice tenta di tracciare un filo rosso che collega i tragici eventi di Genova del 2001 alla crescente onda di politiche repressive e xenofobe che oggi sembrano guadagnare terreno in Italia e nel mondo. "Come siamo arrivati a questo punto così, di colpo?" si chiede Murgia, e la risposta che si dà è un affresco doloroso dei trent'anni che hanno cambiato il volto della politica italiana. 

  Non è un caso che citi il G8 di Genova come punto di non ritorno, un evento che ha scosso la sua generazione e spezzato la fiducia nel governo dell’epoca, percependo le brutalità della polizia non come un abominio isolato, ma come sintomo di un malanno più profondo. Con uno stile critico che non teme di scavare nelle ferite aperte della nostra società, Murgia tira in ballo la Lega di Bossi con la sua retorica razzista e separatista, e non risparmia critiche neanche a Matteo Renzi, descritto come un "democratore" che ha saputo mascherare un autoritarismo sottile sotto una vernice di riformismo e modernizzazione. E poi arriva Giorgia Meloni, che, secondo Murgia, sale al potere "quando può finalmente arrivare senza che la massa lo trovi strano o pericoloso". 

  È la dimostrazione che il fascismo, come ci aveva avvertito Primo Levi, può prendere le sembianze di quello che meno ci aspettiamo, infiltrarsi nelle crepe di una democrazia non più tanto solida. Questo libro di Murgia non è solo un racconto personale o una narrazione storica; è un monito, un campanello d’allarme che suona forte per chi ha orecchie per sentire. L’Italia, come un vecchio palazzo nobiliare, mostra crepe che vanno riparate, ma se chiudiamo gli occhi e ci tappiamo le orecchie, presto i soffitti potrebbero crollare. Con una prosa tagliente e senza fronzoli, Murgia ci invita a non dimenticare, a non sottovalutare i segnali, a leggere tra le righe di una cronaca politica che troppo spesso ci viene servita già masticata. E ci chiede, in ultima analisi, di essere vigili, perché la storia è maestra di vita solo per chi è disposto ad ascoltarla.