Nel teatro politico sardo, un sipario si abbassa definitivamente sul progetto ambizioso dei quattro nuovi ospedali a Cagliari, Sassari, Alghero e nel Sulcis, lanciato con fervore dal governo di Christian Solinas.
La nuova regia è nelle mani della giunta regionale di Alessandra Todde, che con un colpo di spugna ha archiviato il piano nel corso di una riunione nel palazzo del Consiglio regionale a Cagliari.
"Non c'era copertura finanziaria", ha svelato la presidente ai giornalisti, gettando una luce cruda sui motivi del dietrofront. "Prima di spendere 800 milioni per i nuovi ospedali, occorre capire bene cosa dobbiamo fare per far funzionare quelli esistenti", ha aggiunto con un pizzico di sarcasmo la governatrice, mostrando uno sguardo tagliente sulla gestione passata.
Il ritiro del progetto non è solo un gesto di prudenza finanziaria, ma anche un'ammissione implicita delle lacune nella programmazione sanitaria degli ultimi anni. "Nessuna programmazione", tuona Todde, "nessun piano a lungo termine". Un'amara constatazione che mette in luce le mancanze di una gestione che ha preferito costruire castelli di sabbia senza considerare la solidità delle fondamenta.
Ma la governatrice non si ferma qui: l'obiettivo è di ridistribuire le risorse in modo equo, puntando non solo sull'edilizia ospedaliera, ma anche sulla medicina territoriale. Una filosofia che promette di mettere fine alla costruzione di "scatole vuote", come le definisce con amarezza, in favore di un sistema sanitario più efficiente e accessibile per i cittadini.
Mentre il sipario si chiude sui nuovi ospedali, si apre invece una riflessione sui vertici delle Asl. "Nessuna Asl ha i bilanci approvati correttamente", denuncia Todde, aprendo il sipario su un altro capitolo oscuro della sanità sarda. E così, mentre il pubblico si interroga su chi abbia sbagliato le note, la governatrice si prepara a dirigere la prossima scena di questa tumultuosa tragedia politica.
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