Il Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) ha inoltrato un atto di intervento (4 aprile 2024) nell’ambito del procedimento di valutazione d’impatto ambientale (V.I.A.) relativo al progetto di realizzazione della centrale eolica “Serra Joni” da parte della società multinazionale Acciona Energia Global Italia s.r.l. in località varie fra Ogliastra, Barbagia e Sarcidano, nei territori comunali di Ussassai, Esterzili, Escalaplano e Seui (SU-NU).
Il progetto “Serra Joni” prevede 7 aerogeneratori con un’altezza massima complessiva di circa 240 metri, per una potenza nominale massima pari a 49 MW, un sistema di accumulo di energia (BESS) con potenza pari a 15 MW (potenza complessiva di 64 MW). Poi linee elettriche di collegamento alla rete elettrica nazionale, viabilità, una stazione di trasformazione (150/33 kV), una nuova stazione elettrica RTN (150 kV), sbancamenti, cavidotti in zone ricche di corsi d’acqua, boschi e macchia mediterranea.
Presenza di vincolo paesaggistico/ambientale (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), di aree naturali protette rientranti nella Rete Natura 2000, la centrale eolica sorgerebbe ben dentro la fascia di rispetto estesa tre chilometri dal limite delle zone tutelate con vincolo culturale e/o con vincolo paesaggistico (decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), posta dall’art. 6 del decreto-legge n. 50/2022, convertito con modificazioni e integrazioni nella legge n. 91/2022, in attesa della prevista individuazione delle aree non idonee all’installazione degli impianti di produzione energetica da fonte rinnovabile.
Nell’area vasta (Sarcidano - Barbagia - Ogliastra) c’è già la folle presenza di ben 52 progetti (dei quali alcuni già autorizzati) di centrali eoliche.
Il GrIG ha chiesto al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica di esprimere formale diniego alla compatibilità ambientale degli impianti industriali in progetto e ha informato, per opportuna conoscenza, il Ministero della Cultura, la Regione autonoma della Sardegna, le Soprintendenze per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e di Sassari, i Comuni di Ussassai, Esterzili, Escalaplano e Seui.
I motivi del “no” al Far West energetico in Sardegna.
Essere a favore dell’energia prodotta da fonti rinnovabili non vuol dire avere ottusi paraocchi, non vuol dire aver versato il cervello all'ammasso della vulgata dell'ambientalismo politicamente corretto.
Ma non sono solo le associazioni e i comitati realmente ambientalisti a sostenerlo.
La Soprintendenza speciale per il PNRR, dopo approfondite valutazioni, ha evidenziato in modo chiaro e netto: “nella regione Sardegna è in atto una complessiva azione per la realizzazione di nuovi impianti da fonte rinnovabile (fotovoltaica/agrivoltaica, eolico onshore ed offshore) tale da superare già oggi di ben 7 volte quanto previsto come obiettivo da raggiungersi al 2030 sulla base del FF55, tanto da prefigurarsi la sostanziale sostituzione del patrimonio culturale e del paesaggio con impianti di taglia industriale per la produzione di energia elettrica oltre il fabbisogno regionale previsto” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023).
Altro che la vaneggiata sostituzione etnica di Lollobrigidiana memoria, qui siamo alla reale sostituzione paesaggistica e culturale, alla sostituzione economico-sociale, alla sostituzione identitaria.
E questo vale per tutto il territorio nazionale: “tale prospettiva si potrebbe attuare anche a livello nazionale, ove le richieste di connessione alla RTN per nuovi impianti da fonte rinnovabile ha raggiunto il complessivo valore di circa 318 GW rispetto all’obiettivo FF55 al 2030 di 70 GW” (nota Sopr. PNRR prot. n. 27154 del 20 novembre 2023).
Per comprendere meglio.
In tutto il territorio nazionale le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a. (gestore della rete elettrica nazionale) al 31 dicembre 2023 risultavano complessivamente ben 5.431, pari a 328,33 GW di potenza, suddivisi in 3.493 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 141,38 GW (43,06%), 1.804 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 95,03 GW (28,94%) e 134 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 91,91 GW (27,99%).
In Sardegna, le istanze di connessione di nuovi impianti presentate a Terna s.p.a.(gestore della rete elettrica nazionale) al 31 dicembre 2023 risultavano complessivamente ben 756, pari a 55,05 GW di potenza, suddivisi in 485 richieste di impianti di produzione energetica da fonte solare per 21,61 GW (39,26%), 243 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a terra per 15,77 GW (28,64%) e 28 richieste di impianti di produzione energetica da fonte eolica a mare 17,67 GW (32,10%).
55,05 GW significa più di 28 volte gli impianti oggi esistenti in Sardegna, aventi una potenza complessiva di 1,93 GW (i 1.926 MW esistenti, di cui 1.054 MW di energia eolica a terra + 872 di energia solare fotovoltaica, dati Terna, 2021).
Un’overdose di energia che non potrebbe esser consumata sull’Isola (che già oggi ha circa il 38% di energia prodotta in più rispetto al proprio fabbisogno), non potrebbe esser trasportata verso la Penisola (quando entrerà in funzione il Thyrrenian Link la potenza complessiva dei tre cavidotti sarà di circa 2 mila MW), non potrebbe esser conservata (a oggi gli impianti di conservazione approvati sono molto pochi e di potenza estremamente contenuta).
Significa energia che dovrà esser pagata dal gestore unico della Rete (cioè soldi che usciranno dalle tasse dei contribuenti.
Gli unici che guadagneranno in ogni caso saranno le società energetiche.
Insomma, siamo all’overdose di energia producibile da impianti che servono soltanto agli speculatori energetici.
Che cosa si potrebbe fare.
Cosa ben diversa sarebbe se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali e svolgimento delle procedure di valutazione ambientale strategica (V.A.S.), mettesse a bando di gara i siti al migliore offerente per realizzazione, gestione e rimozione al termine del ciclo vitale degli impianti di produzione energetica.
La prima cosa necessaria sarebbe una moratoria nazionale (non regionale, già dichiarata costituzionalmente illegittima con sentenza Corte cost. n. 27/2023), una sospensione di qualsiasi autorizzazione per nuovi impianti di produzione energetica da fonti rinnovabili.
Siamo ancora in tempo per cambiare registro.
In meglio, naturalmente.