Trent'anni fa, l'Emilia-Romagna tirava un sospiro di sollievo. Dopo anni di indagini serrate e momenti di angoscia collettiva, veniva smantellata una delle organizzazioni criminali più spietate e insospettabili che avesse mai calpestato il suolo italiano: la "Banda della Uno Bianca". Formata da agenti di polizia, questa banda terrorizzò la regione dal 1987 al 1994, lasciando dietro di sé una scia di violenza e morte.
In quegli anni bui, la banda compì 103 crimini, uccidendo 24 persone e ferendo altre 114. Le loro azioni criminali iniziarono con rapine ai caselli autostradali, per poi evolversi in assalti a supermercati, poste e banche. La loro ferocia era senza eguali: non esitavano a usare le armi contro chiunque osasse intralciarli, testimoniando una determinazione brutale nel perseguire i loro scopi illeciti.
Inizialmente conosciuti come "La banda dei caselli", acquisirono il nome "Banda della Uno Bianca" per l'utilizzo caratteristico di auto Fiat Uno di colore bianco nelle loro rapine. Questo particolare non era che un dettaglio in una serie di accorgimenti che permettevano loro di agire indisturbati, lasciando le forze dell'ordine a brancolare nel buio per anni.
La svolta nelle indagini arrivò grazie alla tenacia degli ispettori Baglioni e Costanza, che, al comando di un pool investigativo, iniziarono a sorvegliare potenziali obiettivi delle rapine basandosi su minuziose indagini. Il destino volle che durante una di queste rapine, la banda commettesse un errore fatale: dimenticarsi di distruggere una mini telecamera che li riprese in azione. Questo sbaglio permise agli investigatori di identificare uno dei membri, Fabio Savi, segnando l'inizio della fine per la banda.
Con il progredire delle indagini, emerse un dettaglio sconcertante: i membri della banda erano tutti appartenenti alle forze dell'ordine. Tra gli arrestati figuravano i fratelli Fabio, Roberto e Alberto Savi, due dei quali agenti di polizia, insieme a Pietro Gugliotta e Luca Vallicelli.
In questo triste anniversario, è doveroso ricordare anche le vittime di questa follia criminale, come il carabiniere Umberto Erriu, originario di Oristano e in servizio in Emilia-Romagna, caduto vittima della banda e insignito della Medaglia d'oro al valor civile. La sua memoria continua a vivere, con la caserma dei Carabinieri di Molinella (BO) intitolata a suo nome dal 2010.
La caduta della "Banda della Uno Bianca" non è solo un capitolo chiuso nella storia criminale italiana, ma un monito perenne sulla necessità di vigilanza, integrità e dedizione da parte delle forze dell'ordine, affinché la fiducia dei cittadini nelle istituzioni resti salda e inattaccabile.
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