Sorso si è svegliata sotto il segno di una tragedia. Mario Mulas, 77 anni, pensionato, è morto nell'incendio della sua casa. Un evento che, nella sua drammatica semplicità, ci ricorda quanto la vita sia un filo sottile.
L'incendio è scoppiato alle 5 del mattino, in via Tuveri.
La casa, una piccola palazzina a due piani, è diventata una trappola mortale per Mulas. I Vigili del fuoco, il 118 e i carabinieri, arrivati prontamente sul luogo, non hanno potuto fare altro che constatare la tragedia.
Si indaga sulle cause. Probabile un corto circuito, un incidente banale che si è trasformato in catastrofe. Mulas dormiva, forse, quando il fuoco ha iniziato a divorare la sua casa. È stato trovato vicino alle scale, in una fuga disperata e inutile dalle fiamme.
Questa storia non è solo la cronaca di un incendio fatale. È il ritratto di una solitudine, di una vita che si conclude in modo tragico e improvviso. È anche un monito sulla vulnerabilità, sull'inesorabile avanzare della vecchiaia che rende più fragili, più esposti ai pericoli, anche quelli domestici.
In paese, si parla di lui, si ricorda. Ma la vita va avanti, con la sua routine. La cronaca, invece, si ferma un momento su questo episodio, su questa vita spezzata. Non per morbosità, ma per dare voce a chi non ce l'ha più. Per ricordare che, dietro ogni fatto di cronaca, c'è una storia umana, con i suoi sogni, le sue paure, la sua solitudine.
Mario Mulas non è solo un nome su un giornale. Era un uomo, un cittadino, un pezzo di quella comunità. E la sua fine tragica è un capitolo di quella storia comune che ci riguarda tutti.
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