Case Green in Sardegna: Impatto di 8 Miliardi sull'Edilizia e il Mercato del Serramento, Report CNA

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  Le stime verranno presentate da CNA Sardegna, venerdì 9 giugno ad Arborea nel corso dell’Open Day dedicato al mercato del serramento isolano La filiera degli infissi e del serramento nell’isola occupa più di 4500 addetti e oltre 1600 imprese Nel 2022 grazie agli incentivi sono stati installati in Sardegna 307mila infissi, nel biennio 2021-2022 oltre 561.000 In Sardegna ci sono 978 mila unità abitative di cui circa il 37,5% ha più di 50 anni: le abitazioni in edifici costruiti prima del 1920 sono invece circa 46.700 (4,8% del totale) Delle 978.437 abitazioni regionali oltre il 67% è in classe energetica G (la più bassa) La direttiva Case Green mira ad incrementare la frequenza delle ristrutturazioni e ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra nel settore edilizio: tutti gli edifici residenziali europei dovranno raggiungere la classe energetica. 

  E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033 La normativa, ratificata al maggio dal Parlamento Europeo, se applicata nella prima fase al 15% delle abitazioni più energivore ricadenti nella classe energetica G interesserebbe 14.000 abitazioni all’anno per 10 anni L’applicazione della prima fase della direttiva UE potrebbe richiedere anche l’installazione di 980mila infissi, circa 98mila aggiuntivi ogni anno Il valore dei lavori attivati, considerando un costo medio, incluso installazione, di 1.250 per finestra e 1.640 euro per portoncino di ingresso, sarebbe allora di circa 1,3 miliardi di euro in dieci anni Porcu e Mascia (CNA): “E’ un ritmo maggiore di quello raggiunto nell’ultimo biennio con i lavori del superbonus 110%, ovvero 16.800 unità abitative in poco più di due anni (12.572 nel solo 2022). In termini di investimento atteso, considerando le similitudini con la tipologia di intervento relativa al superbonus (anche il quel caso l’obiettivo era di innalzare di due classi l’efficienza energetica degli immobili), si può considerare un costo medio per intervento di 56mila euro (valutati a valori costanti 2019) e arrivare a una stima complessiva di 7,8 miliardi in 10 anni, una sfida impegnativa anche per il sistema dell’offerta" Sono circa 140 mila le unità abitative, attualmente ricadenti nella classe energetica G (la più bassa), che potrebbero essere interessate in Sardegna dalla direttiva Case Green ratificata dal Parlamento Europeo all’inizio di maggio. La normativa – che mira ad incrementare la frequenza delle ristrutturazioni e ridurre il consumo energetico e le emissioni di gas serra nel settore edilizio – prevede infatti che tutti gli edifici residenziali europei debbano raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la classe energetica D entro il 2033. 

  In base ad un report del Centro Studi della Cna Sardegna solo per raggiungere il primo dei due obiettivi (classe energetica E) limitato al 15% delle abitazioni più energivore, ogni anno nell’isola potrebbe essere necessario intervenire su circa 14.000 abitazioni all’anno con un investimento complessivo di 7,8 miliardi in 10 anni. Un dato da comparare con la "normale" attività di ristrutturazione che negli ultimi dieci anni ha comportato un esborso di circa 11,6 miliardi. “Si tratta di un ritmo maggiore di quello raggiunto nell’ultimo biennio con i lavori del superbonus 110%, ovvero, 16.800 unità abitative in poco più di due anni (12.572 nel solo 2022) – spiegano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente della Cna Costruzioni Sardegna -.In termini di investimento atteso, considerando le similitudini con la tipologia di intervento relativa al superbonus (anche il quel caso l’obiettivo era di innalzare di due classi l’efficienza energetica degli immobili), si può considerare un costo medio per intervento di 56mila euro (valutati a valori costanti 2019). 

  Così facendo si arriva a una stima complessiva di 7,8 miliardi, un dato da comparare con la “normale” attività di ristrutturazione che, guardando alle stime Cresme, negli ultimi dieci anni ha comportato un esborso di circa 11,6 miliardi (a valori costanti 2019). Gran parte di questi investimenti sono da considerarsi aggiuntivi, riferiti, cioè, ad abitazioni che non sarebbero oggetto di interventi in mancanza di obbligo di legge. Ovviamente molto dipenderà dalla ridefinizione delle classi energetiche, che determinerà la profondità dell’intervento edilizio necessario per raggiungere le performance richieste dalla normativa. In qualche caso, infatti, potrebbe non essere necessario intervenire sulle facciate tramite cappotto termico, e questo ridurrebbe il costo complessivo dell’intervento”.