Cagliaritano, poco più di 50 anni, oltre 30 dei quali vissuti nel
mondo della droga e il carcere, per Pino (nome inventato ma storia
drammaticamente vera!) sta per aprirsi il tanto sospirato momento del
reinserimento nella società dalla quale, circa un anno fa, si era
isolato entrando in comunità di recupero per tentare di cambiare vita.
Non ha difficoltà, Pino, a raccontare la sua storia, iniziata molto
precocemente tra le vie dei quartieri dello spaccio cagliaritano.
“Le prime sigarette, poi gli immancabili spinelli con gli amichetti e
le ragazzine molto smaliziate – racconta Pino al volontario della
Fondazione “La Via della Felicità” con il quale sta seguendo un
percorso di recupero etico e morale in collaborazione con gli altri
educatori della comunità. Cominciai a spacciare hashish e con i soldi
“guadagnati” facevamo la bella vita: ristoranti, discoteche,
abbigliamento sempre rigorosamente firmato e alla moda. Tutto sembrava
un gioco e un divertimento. Insomma, stava andando tutto “bene”. Poi
in gruppo decidemmo di “provare” l’eroina, che circolava negli
ambienti che frequentavamo. Infine siamo passati alla cocaina che
prese il sopravento. Peggio che mai! Cominciarono le rapine e a rubare
in casa, imbrogliando i miei genitori, fratelli e sorelle”.
Con
evidente commozione Pino continua il suo racconto: “ Poi arrivò la
morte di mia mamma, non è sopravvissuta ai dispiaceri, e anche della
mia compagna per droga. Lasciai un lavoro d’oro perché non avevo la
forza di andarci senza la droga in corpo. Finché non mi beccarono e
cominciò il calvario del carcere, processi penali, avvocati e chi più
ne ha più ne metta. Trent’anni di inferno! Ma ciò che mi ha fatto
soffrire di più è stato che tutte le persone che mi volevano bene mi
hanno isolato e mi ritrovai completamente solo. Nessuna famiglia,
nessuna amicizia.”
Si potrebbe continuare ad oltranza con la drammatica testimonianza di
Pino ma già questo è sufficiente per far capire quale sia il mondo che
circonda chi decide di “provare” la droga. Perché la droga non dà il
tempo di “provare”.
“Ora da circa un anno mi trovo in comunità alla ricerca di costruirmi
una nuova vita – continua Pino nel suo racconto - Grazie agli
operatori, ai colloqui con la psicoterapeuta e agli incontri di gruppo
con i volontari della Via della Felicità sui precetti contenuti nel
libro, sto assumendo un nuovo punto di vista sulla vita. È stata dura
ma oggi ho una nuova consapevolezza di me stesso e di quello che
voglio. Ho recuperato l’autostima che avevo perso in tutti questi
anni, e ho capito che se voglio una cosa, con un pò di volontà la si
può ottenere, anzi la si ottiene.”
La voglia di riscatto di Pino sono in perfetta sintonia con le parole
che l’autore L. Ron Hubbard scrive nell’ultimo capitolo del libro La
Via della Felicità: “Non esiste persona viva che non possa dar vita ad
un nuovo inizio”, a testimonianza del fatto che anche dopo aver
toccato il fondo, è possibile riprendere in mano le redini della
propria vita ripristinando l’onore e il rispetto di sé.
Ora si volta pagina; una nuova vita aspetta Pino, un uomo nuovo
determinato a viverla da uomo libero dalla droga e ben consapevole
delle sfide che lo attendono fuori da quella comunità che ancora lo
protegge.