Nel 2014 si era data enfasi alla “liberazione” del nuraghe Nieddu, costruzione di circa 9 metri di altezza che si erge su una modesta altura, in località Nuragaddu, nei terreni di proprietà della Syndial a Porto Torres.
«In realtà non è accaduto proprio nulla» denuncia Franco Satta, ex funzionario della soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro, che richiama l’attenzione sul fatto che il nuraghe necessita urgentemente di manutenzione.
Satta presume inoltre che, addossati alla torre centrale, ci siano altri ambienti ancora da scoprire tanto che si potrebbe ipotizzare una struttura più complessa rispetto alla sola torre. Per meglio comprendere l’importanza del monumento archeologico, Satta cita l’archeologa turritana Elisabetta Alba che, nel Nuovo Bollettino Archeologico Sardo 1993/95 (Carlo Delfino Editore), descriveva in modo dettagliato il complesso nuragico e comunicava il ritrovamento di un vero proprio tesoretto costituito da trentotto monete d’argento e una di bronzo.
«Un vero peccato - prosegue Satta - che una struttura di tale rilievo storico e rappresentativa della Sardegna versi in queste condizioni di degrado». Il nuraghe Nieddu non è l’unico monumento archeologico che insiste all’interno del “perimetro fiscale” dell’area industriale di Porto Torres. È infatti accertata la presenza di altri due nuraghi il Minciaredda e il Ferrari.
Per completezza di informazione è bene ricordare che fu l’allora soprintendente Ercole Contu, nel 1969, ad apporre il vincolo diretto al monumento archeologico e all’area circostante che comprende “Su Conventu”, una struttura che nelle carte ottocentesche è indicata come “Casa dei Padri Gesuiti”.
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