I 70 chili di polpa di riccio di mare sequestrati dalla Guardia di
Finanza di Alghero a un pescatore professionista algherese mentre
stavano per essere ceduti a un imprenditore napoletano che li avrebbe
distribuiti nella rete commerciale nel sud Italia, non erano
commestibili.
Lo ha accertato l'autorità sanitaria che ha disposto
l'immediata distruzione del prodotto. Le confezioni di polpa avrebbero
raggiunto centri di grande distribuzione, famiglie e ristoranti, e
sarebbero quindi finiti sul piatto dei consumatori. Se l'autorità
sanitaria ha stabilito che il prodotto non era commestibile è facile
presupporre che, ingerendolo, avrebbe potuto determinare problemi di
salute e malessere fisico di varia natura.
L'operazione della Guardia di Finanza di mare, che risale a poco più
di un mese fa, non solo ha inferto un colpo al fenomeno del
bracconaggio dei ricci di mare la cui popolazione le golfo di Alghero
è stata fortemente ridotta, ma ha impedito, con la collaborazione
dell'autorità sanitaria, che un consistente quantitativo di cibo non
commestibile venisse messo in commercio.
Da ricordare che la stessa Guardia di Finanza, nell'estate del 2018,
nel periodo nel quale era in vigore il divieto di pesca dei ricci per
fermo biologico, scopri ad Alghero , in un appartamento, un
consistente deposito di polpa di ricci di mare già confezionata in
vasetti e pronta per essere espostata sempre verso il mercato campano.
In quell'occasione venne accertato che il prodotto poteva essere
consumato e quindi venne successivamente distribuito a enti benefici.
Le consistenti razzie praticate nel golfo di Alghero nei confronti
dello spinoso quanto prelibato frutto di mare, hanno creato un serio
problema di impoverimento della specie al punto che si sta pensando,
per consentirte il ripopolamento, di irrigidire le misure di fermo
biologico almeno per un anno.