Visto che la politica algherese non conta niente: lasciamo gli ospedali dove sono

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  Chi ha la mia età sicuramente ricorda la trasmissione di Arbore “Quelli della notte” e il facente filosofo Massimo Catalano e i suoi aforismi. Se potessimo chiedere a lui un parere sugli ospedali di Alghero la formula sarebbe di una ovvietà allarmante: due ospedali sono meglio di uno! E chi può dargli torto? Invece si, ad Alghero alcuni personaggi politici gli danno torto, e sostengono che un ospedale nuovo sia meglio che averne due vecchi. Su questa distinzione tra vecchio e nuovo torneremo in seguito, ora invece mi soffermo sul luogo dove il nuovo ospedale potrebbe essere realizzato: alla Taulera oppure a Mamuntanas, cioè nella più estrema periferia algherese o addirittura in piena campagna. “La domanda sorge spontanea” direbbero a Mi manda Lubrano, e cioè: ma cosa avevano di diverso i pianificatori di ieri rispetto a quelli di oggi? Forse avevano più sale in zucca e pensavano che anche i pazienti di un ospedale abbiano il diritto di vedere il mare, che anche da un ospedale si possa vedere il tramonto o una regata di vele variopinte.

   Oppure pensavano a forme di elioterapia, considerato che al Marino il sole gira sui quattro lati per gran parte dell’anno, mentre a Bologna o a Milano se vuoi il sole che ti curi devi accontentarti di una macchina, che non è esattamente la stessa cosa. Dico forse perché io non sono un medico e neppure un pianificatore, però mi piace l’idea di un ospedale fronte mare, lo trovo conveniente per i pazienti, vedo ottime possibilità di potenziamento, volendo. L’ospedale Civile, oltre a tutelare la salute degli algheresi, ha svolto una funzione non indifferente sul piano urbanistico, impedendo che i quartieri dormitorio del Lido trovassero ulteriore sfogo nella parte alta. La sua presenza ha permesso di non congestionare il traffico, per rendere più agevole il percorso delle ambulanze. Attorno infatti abbiamo strade abbastanza larghe, purtroppo poco manutentate. Strano a dirsi ma oggi esso rappresenta un presidio contro la speculazione edilizia, in un quartiere già fortemente messo alla prova. Tolte le case popolari, dove sono state conservate le piazze e un po’ di verde, il resto è edilizia della più aggressiva. 

  Spostare il Civile significa rinunciare non solo ad un ospedale facilmente raggiungibile anche con i mezzi pubblici, ma rendere disponibile tutta l’area per investimenti immobiliari molto discutibili. Lo ripeto, non sono un medico, quindi non so valutare i vantaggi che porterebbe un ospedale nuovo che unisca il Marino al Civile, però vedo quello che potrebbe accadere e questo mi preoccupa parecchio, perché si va a toccare due beni insostituibili della comunità algherese. L’idea che serpeggia infatti è quella di mettere i due vecchi ospedali in vendita, con l’intenzione di ricavarne le risorse, o una parte delle risorse, per il nuovo. Gli acquirenti non mancherebbero, specialmente per il Marino, e già mi vedo la spiaggia antistante negata ai bagnanti, magari con un molo per l’ormeggio (sta diventando di moda). Torniamo ora a una questione lasciata in sospeso: è meglio il vecchio o il nuovo? Io quello che non capisco è la foga edilizia dei nostri amministratori, da sinistra a destra. Il palazzo dei Congressi è lì a dimostrarlo, un monumento all’inutilità.

   Crollano quattro metri quadri di tetto a Casa Serena e invece di procedere con l’immediata riparazione tutti sanno cos’è accaduto immediatamente dopo, compresa l’intenzione di costruire una nuova casa di riposo nell’agro algherese. Si stacca parte del pavimento del Civile e non lo si ripara, al contrario se ne sottolinea la vetustà e riappare l’impeto dei costruttori: ci vuole un ospedale nuovo. Il Marino sfugge a queste logiche ma non a quelle di chi vuole impossessarsi di un pezzo di spiaggia, senza però trascurare i vari piani casa con premi di volumetrie per gli alberghi, compresi quelli fronte mare (tale sarebbe infatti il destino del Marino). Succede quindi che mentre nel resto del mondo i più bravi architetti fanno a gara per il recupero funzionale delle grandi opere, appunto per limitare il consumo di territorio sacrificato all’edilizia, da noi si ragiona all’inverso, anzi non si ragiona e si seguono modelli di sviluppo che prestano il fianco alla speculazione. 

   L’ultima considerazione: siamo sicuri che un ospedale nuovo conservi tutte le specializzazioni oggi presenti? Chi lo garantisce a noi algheresi? E siamo sicuri che sia più funzionale, meglio proporzionato alle nostre esigenze? Tutti sappiamo che la sanità dipende dalla politica (non per niente è la politica a nominare i vari manager) e tutti conosciamo il peso inconsistente dei politici algheresi, nessuno dei quali siede in una poltrona che conti, compresi quelli che si sono convinti del contrario. Dove vogliamo andare? C’è solo un modo per salvare i nostri ospedali, lasciarli lì dove sono. Stanno invecchiando? Basta ristrutturali. Le sale operatorie non sono funzionali? Basta ammodernarle. In poche parole: bisogna investire perché il nostro territorio possa continuare a contare su due strutture efficienti e qualificate, vicine e adeguate alle esigenze dei cittadini, ben sapendo che chi è toccato da un problema serio ha il diritto di cercare per sé l’ospedale migliore, a partire da Sassari. Tonio Mura