L'informazione e il potere. In Sardegna. Sono legati a doppio filo. E questa connivenza, che diventa complicità, è il male oscuro che frena il progresso dell'Isola. Il potere politico assicura ai giornali fonti di finanziamento vitali, perché le copie cartacee dei quotidiani sono in calo pauroso e inarrestabile, mentre le vendite on line non risolvono il problema. Risultato: senza i finanziamenti pubblici (attraverso mille canali) le imprese editoriali crollerebbero. L'informazione va quindi avanti facendo il gioco del potere e degli affari degli editori. L'ultimo esempio lo fornisce il processo alla classe politica del quinquennio sardista-salviniano. Il più grande scandalo del dopoguerra nell'Isola. In cui è finita alla sbarra la cupola dell'impero politico che ha governato per 5 anni in Sardegna, con una gestione della res publica da cannibali, che sconteremo chissà per quanti anni. In questo processo la corruzione è il filo conduttore. Con al centro compravendite immobiliari sospette dello stesso Governatore (ora ex), con un gioco di lauree fasulle persino con ripercussioni internazionali (Albania), con dirigenti nominati in Regione proprio in cambio dell'acquisizione - come sostengono i Pm - di quei vergognosi titoli accademici. Ebbene questo processo è diventato per i giornali un "processino", un raccontino doveroso perché non si dica che si tace. Sull'Unione Sarda addirittura relegato, nel taglio più basso, a pagina 19 della cronaca cittadina. Non solo, non si fa neanche cenno alla data della prossima udienza. Così che la cronachetta processuale appaia all'improvviso come un piccolo resoconto cittadino. E, attenzione, non è per volontà del cronista, ma è per la determinazione di chi sta più in alto. Così il potere continua nel suo incedere, oggi come ieri, peraltro, a fare i porci comodi suoi. Perché tanto i giornalisti sono diventati semplici cagnolini da compagnia di quei padroni che hanno ridotto la Sardegna allo stremo. E costringono i nostri giovani a emigrare. Con tanti ringraziamenti del popolo supino. Mario Guerrini.
![]()