Svolta la prima udienza del processo contro il presidente e attivisti del comitato Punta Giglio Libera

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  Il primo luglio 2022, alla Corte d'Appello di Sassari, davanti al Giudice di Pace Dott.ssa Lai, si è tenuta la prima udienza che vede imputati Giovanni Oliva, Tore Scala e Roberto Murru, accusati dei reati di cui all'artt 110 e 637 del Codice Penale per essere entrati nel fondo in concessione demaniale a favore della società cooperativa “ Il Quinto Elemento”.

  L’udienza era fissata perché il Giudice potesse esperire il tentativo di conciliazione, ma lo stesso non si è potuto tenere in quanto il presidente della cooperativa, Dipietro Salvatore, non si è presentato in udienza. Gli imputati, difesi dagli avvocati Elias Vacca e Andrea Devoto, erano pronti a far valere le proprie ragioni e spiegare al giudice i motivi della loro presenza in un area di altissimo pregio ambientale e paesaggistico, ove erano in corso i lavori di sventramento della strada demaniale che dalla strada statale conduce alla batteria antinavale SE413, ormai trasformata in struttura ricettiva comprendente un ristorante/bar da 80 posti a sedere e un albergo da 20 posti letto con piscina da 18 metri (per fortuna al momento non ancora realizzata). Questa opportunità è stata negata dalla assenza, parrebbe giustificata da ragioni di "lavoro", del presidente della cooperativa, pertanto il giudice ha disposto il rinvio per l’udienza del 21 ottobre 2022, per procedere con il tentativo di conciliazione. All'esterno della Corte d'Appello erano presenti, in modo pacifico e silenzioso e con striscioni, cartelli e volantini di sensibilizzazione, le attiviste e gli attivisti del comitato Punta Giglio Libera, per manifestare solidarietà e vicinanza ai compagni del comitato e per ribadire la difesa della falesia di Punta Giglio e di tutte le zone sottoposte a tutela assoluta con vincoli speciali ambientali ZPS e ZSC della Rete ecologica europea Natura2000.

  Questo il commento a caldo di Giovanni Oliva, uno degli imputati nonchè presidente del comitato Punta Giglio Libera: «Volevamo renderci conto di persona della devastazione che i lavori sulla strada che conduce alla falesia di Punta Giglio, eseguiti "a s'afferra afferra", avevano causato a quel luogo tanto caro. In ogni caso la questione che ci vede imputati dinnanzi al Giudice di Pace è del tutto secondaria, a contorno della vicenda principale che ci vede mobilitati da oltre un anno per difendere Punta Giglio da un progetto sciagurato che, avendo come effetto lo sconsiderato aumento del carico antropico in una zona di tutela per la biodiversità di habitat e di specie, costituisce un intollerabile disturbo ai danni dell’ambiente e soprattutto dell’avifauna migrante nidificante sulla falesia. Le evidenti intenzioni della società cooperativa Il Quinto Elemento sono quelle di intimidire la nostra azione collettiva.

  Non è la prima volta che ci tentano, ricordiamo le lettere di diffida inviate dai loro legali, fin da subito, alle associazioni che avevano sollevato i primi dubbi sulla opportunità e regolarità dell’intervento e agli organi di informazione che avevano accolto e divulgato le loro perplessità; e poi la minaccia di richiesta di una notevole somma (100mila euro!) per risarcimento danni inviata ad alcuni esponenti del Comitato. Ma nonostante tutto non sono riusciti finora nell’intento di mettere a tacere la nostra protesta e non ci riusciranno perchè ciò che ci muove e ci anima è il rispetto della Vita, in tutte le sue diverse forme, e il senso di responsabilità nei confronti delle future generazioni».